La Bundesbank prova a blindare il fondo salva-stati dell’Europa. D’ora in avanti, nelle intenzioni di Francoforte, prima di chiedere un contributo agli altri Stati, i paesi europei a rischio di default dovranno imporre delle patrimoniali sulle ricchezze dei propri cittadini. “Una tassa sui capitali – si legge nel bollettino mensile della banca – corrisponderebbe al principio della responsabilità nazionale, in base al quale i contribuenti sono responsabili delle obbligazioni del proprio Paese prima che venga richiesta la solidarietà internazionale”. Per Claudio Borghi Aquilini, docente di Economia degli intermediari finanziari all’Università Cattolica di Milano, finora «i denari dei fondi salva-stati sono stati accreditati a Grecia, Irlanda, Spagna, Cipro e Portogallo. Tutti paesi nei confronti dei quali la nostra esposizione creditoria era minima. Mentre invece era enorme quella di Germania, Francia, ecc.”. In pratica, aggiunge Borghi, «ci hanno dato la prima passata fiscale facendoci pagare cose cui eravamo estranei. Adesso ci stanno simpaticamente dicendo di non sognarci di venire aiutati con quei soldi che noi stessi abbiamo messo in cassa, prima di tirare a zero la popolazione. Specificando che l’italiano, essendo proprietario di casa, risulta più ricco del tedesco che invece normalmente sta in affitto. È non è finita». Sì, perché c’è anche la beffa.
Chiaro che a Francoforte stanno pensando all’Italia, l’ultimo dei paesi in difficoltà a non aver ancora chiesto aiuti all’Europa. Qual è il disegno?
Dopo che l’Italia ha partecipato, finora, con più di 50 miliardi di impegni ai fondi salva-stati, che sono serviti solo ed esclusivamente a ripianare i crediti – o quantomeno parte dei crediti – che noi non avevamo, la Bundesbank ci dice che adesso le cose cambieranno. Non dimentichiamo una cosa.
Cosa?
Ricordiamo che quei denari dei fondi salva-stati sono stati accreditati a Grecia, Irlanda, Spagna, Cipro e Portogallo. Tutti paesi nei confronti dei quali la nostra esposizione creditoria era minima. Mentre invece era enorme quella di Germania, Francia, ecc.
I paesi che dalla crisi hanno guadagnato.
Paradossalmente anche la Spagna, che pur ha ricevuto denari dal fondo salva-stati, aveva dei benefici incrociati, perché ad esempio aveva crediti nei confronti del Portogallo. Nel nostro caso invece, nulla. Le nostre banche non avevano prestato proprio niente alla Grecia o agli altri paesi che abbiamo nominato prima. Se non una percentuale pari, se non ricordo male, intorno al 3% dei crediti. Mentre l’Italia partecipa ai fondi salva-stati per il 20%. In più, adesso cosa succede?
Cosa succede?
Dopo che abbiamo salvato i crediti degli altri, adesso la Bundesbank ci dice una cosa molto chiara. In pratica dice che per i prossimi salvataggi prima di chiedere un contributo agli altri Stati si dovranno imporre delle patrimoniali. Leggi: chi manca della lista? Intanto per gli altri Stati in difficoltà i soldi sono già stati dati e sono riusciti a metterli nel conto del condominio. È semplice.
Prego.
La Germania contribuisce al fondo salva-stati con la quota maggiore. Ma è evidente che se io sono creditore per il 40% verso questi paesi e pago una quota del fondo salva-stati del 23%, in realtà ci sto guadagnando, non ci sto perdendo. Mentre invece se io ho il 3% dei crediti e pago per il 20%, come nel caso dell’Italia, è altrettanto ovvio che ci sto perdendo. Quindi, finora c’è stato qualcuno che ha pagato pur non avendo crediti. Mettiamo che tocchi a chi ha pagato fino-ora avere bisogno di aiuti, la Bundesbank a questo punto dice: per i prossimi pagamenti, prima di chiedere aiuti internazionali, occorrerà imporre delle patrimoniali, in modo che i privati paghino per gli errori dei loro governanti. Siamo a posto.
Una doppia “fregatura”.
Ci hanno dato la prima passata fiscale facendoci pagare cose cui eravamo estranei. È evidente che se invece di impegnarci per 50 miliardi li avessimo utilizzati in casa nostra oggi avremmo le strade d’oro! Prima abbiamo pagato per gli altri – altro che crisi! -, adesso ci stanno simpaticamente dicendo di non sognarci di venire aiutati con quei soldi che noi stessi abbiamo messo in cassa, prima di tirare a zero la popolazione. Specificando che l’italiano, essendo proprietario di casa, risulta più ricco del tedesco che invece normalmente sta in affitto. Non è finita.
Cos’altro?
Nello stesso statement la Bundesbank precisa che è contraria all’applicazione di qualsiasi tipo di tassa patrimoniale in Germania perché danneggerebbe la crescita! Perbacco, è perfetto!
Anche la beffa…
A questo punto se continuiamo a stare dentro questa gabbia di matti, ce la stiamo andando a cercare, più chiari di così non si può essere. Il fatto è che i politici di casa nostra sono una serie di esecutori degli interessi della Germania. Dall’ultimo Berlusconi a Monti, a Letta passando per Renzi. L’unica cosa che si è capita finora del suo programma economico è che Renzi intende alzare le tasse sui risparmi, seguendo le istruzioni date a quanto pare da Davide Serra che tanto non stando qua cosa gliene importa? Il disegno è sempre più chiaro e i risultati si vedono.