«Dietro l’arroganza con cui Renzi si sta muovendo nella politica italiana e la nonchalance rispetto ai rischi di un campo minato come il Pd c’è la certezza di essere sostenuto dalla finanza internazionale». Lo sottolinea il professor Francesco Forte, dopo che il Financial Times ha dedicato al segretario Pd un articolo a firma di Wolfgang Munchau dal titolo “Il leader del Partito democratico ha davanti a sé una strada difficile ma è la migliore speranza dell’Italia”. Munchau rivela di aspettarsi che Renzi “affronti le riforme economiche con lo stesso spirito forte e pragmatico dimostrato nello stringere l’accordo elettorale con Berlusconi”. Alcuni giorni fa Renzi aveva ricevuto elogi anche dal Wall Street Journal in un articolo totalmente sbilanciato a suo favore.
Professor Forte, qual è il senso di tutti questi elogi?
Il sindaco di Firenze è chiaramente collegato alla finanza internazionale tramite il fondo Algebris di Davide Serra che lo sostiene economicamente. L’imprenditore lavora soprattutto con organismi come le Assicurazioni Generali e può essere un veicolo di rapporti finanziari internazionali.
Qual è il vero progetto di Renzi?
Renzi sta rendendo possibile una nuova alleanza della sinistra innovatrice con la finanza bancaria che era già stata teorizzata da Pareto e che in passato si è realizzata in Italia all’epoca della sinistra storica. Proprio a Firenze un gruppo di intellettuali sostenne la necessità della privatizzazione delle ferrovie per darle in gestione alle banche d’affari.
Questo endorsement della finanza internazionale a Renzi è un fatto positivo o negativo?
Non è detto che la “sinistra bancaria” sia necessariamente un fatto negativo. Dal momento che l’Italia è molto indebitata, le banche internazionali hanno interesse a un miglioramento delle nostre condizioni economiche. Per Renzi però ciò rappresenta un limite, in quanto l’alleanza tra sinistra e banche in passato ha avuto numerose difficoltà per un contrasto di interessi che oggi è ancora più forte.
Per quali motivi?
Renzi dietro di sé ha un partito composto da enti municipali, cooperative, organismi consociativi della sinistra sia cattolica che comunista. Senza l’appoggio di questi organismi paralleli e del sindacato, la sinistra in Italia risulterà sempre sconfitta. Quella di Renzi non è cioè una sinistra liberal-socialista, ma è ancora quella di Susanna Camusso e Maurizio Landini. Vedo quindi numerose contraddizioni nel suo tentativo di andare d’accordo con le banche.
L’intero mondo finanziario sostiene indistintamente Renzi?
A sostenere Renzi è probabilmente più la finanza internazionale che le banche italiane. C’è un certo contrasto con ciò che è apparentemente omogeneo, per esempio i gruppi d’interesse che stanno dietro a Il Corriere della Sera che rappresentano invece un intreccio nazionale con società come Mediobanca. Il fatto che Renzi si appoggi alla finanza internazionale può anche servire come scossa rispetto al sistema di potere italiano, ma è molto difficile che ciò possa funzionare.
E se quello del Financial Times fosse soltanto un auspicio?
Non escludo che le osservazioni di Financial Times e Wall Street Journal siano premature, cioè che vedano le potenzialità del legame con Renzi pur senza averlo ancora realizzato. Renzi però sta dimostrando di sapersi muovere nel campo minato del Pd con un’arroganza tale che indica che ha le spalle ben coperte anche dal punto di vista della gestione delle campagne elettorali. Non ci sono dubbi quindi che Renzi goda di appoggi finanziari rilevanti, e la base che appoggia il segretario del Pd non è solamente italiana.
(Pietro Vernizzi)