Il giorno è arrivato: quest’oggi la Legge di Stabilità approda in Consigli dei Ministri. La manovra, da 30 miliardi, deciderà il futuro di imprese e cittadini italiani, tra (ri)crescita e tasse. Il via libera di Bruxelles però non è per nulla scontato: l’Europa ci chiede un aggiustamento strutturale di almeno lo 0.7% del Pil (11,2 miliardi di euro), oltre il consueto rigore sui conti. E mentre il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan garantisce che l’Italia rispetterà i patti, non sforando il tetto del 3% deficit-Pil, l’agenzia di rating Moody’s porge una stampella al governo e al suo operato, valutandoci ancora Baa2 grazie alla nostra forte posizione di bilancio. Renzi vuole vincere il braccio di ferro con l’Ue e ieri si è lasciato andare a una dichiarazione che la dice lunga sulle sue intenzioni e sui paletti che si trova di fronte: “Il prossimo G20 in Australia sarà focalizzato sulla crescita: tutto il mondo, tranne qualcuno in Europa, capisce che la crescita è la priorità”. Venendo dunque ai contenuti a sostegno della crescita previsti della manovra, questa confermerà il bonus degli 80 euro e aggiungerà 6.5  6,5 miliardi per sterilizzare completamente l’Irap sul costo del lavoro. Ecco dunque sono i zero contributi (per tre anni) per le assunzioni, risorse per nuovi ammortizzatori sociali (1,5 mld) e detrazioni per le famiglie (500 milioni) e il rinnovo del bonus per ristrutturare case e acquistare i mobili. Spuntano anche risorse per crediti d’imposta all’innovazione (500 mln), per assumere precari nella scuola (1 mld) e bloccare la clausola di salvaguardia (3 mld) che avrebbe tagliato le agevolazioni fiscali.



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