Diamine, devo dargliene atto, Matteo Renzi coi numeri ci sa fare (nonostante quello che scrivevo tre mesi fa)! Li prende e li annuncia, li cambia e li rigira e riesce sempre a non far cambiare il risultato: più consenso per sé. L’apprendista Pitagora (dire Archimede parrebbe poco), dopo essere riuscito a dilatare il tempo (100 giorni che diventano 1.000 “passo dopo passo”), attraverso la Legge di stabilità compie il prodigio di tagliare energicamente le tasse. E attenzione, non si tratta di una timida sforbiciata, ma di 18 miliardi. “La differenza tra la finanziaria 2014 e quella del 2015 è che ci sono18 miliardi di tasse in meno”, ha annunciato il Premier italiano.



Orsù italiani, festeggiate la liberazione dal fisco oppressivo! Peccato che ci sia un trucco. Abilmente nascosto, ma pur sempre un trucco. E dire che una grossa mano per scoprirlo l’ha data niente meno che Graziano Delrio, Sottosegretario e compagno di partito di Renzi. L’ex Sindaco di Reggio Emilia ha infatti spiegato a Il Corriere della Sera come sono composti questi 18 miliardi: “Confermiamo, rendendoli strutturali, sia il bonus da 10 miliardi in busta paga, sia il taglio dell’Irap che anzi andiamo a rafforzare con una spesa complessiva di 6,5 miliardi, concentrandolo sul costo del lavoro, come ci aveva chiesto Confindustria. A questo aggiungiamo un bonus per gli imprenditori che assumono a tempo indeterminato”. Delrio non lo dice, ma quest’ultima misura costerebbe circa 1 miliardo. Per raggiungere i famosi 18, ci sarebbero anche circa 500 milioni in detrazioni fiscali per le famiglie.



Gli italiani si preparino allora a mettere mano al portafoglio, questa volta per farci entrare finalmente dei soldi. E invece no! Perché rispetto a oggi (per il portafoglio) non cambia praticamente nulla. Non ci credete? Fareste allora bene a segnarvi qualche piccolo appunto. Primo, la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (importantissima base per la Legge di stabilità), approvata lo scorso 30 settembre, dice che la pressione fiscale dal 43,3% nel 2014 passerà al 43,6% nel 2016. Cosa alquanto strana se davvero si tagliassero le imposte di 18 miliardi. Certo, mi potrete dire, la pressione fiscale dipende anche dal Pil, ma andiamo avanti con il secondo appunto.



Il Premier dice che rispetto a un anno fa ci sono 18 miliardi di tasse in meno. Vero. Ma è altrettanto vero che i 10 miliardi relativi al bonus di 80 euro in busta paga non sono un taglio “nuovo”. È infatti da maggio che 10 milioni di italiani pagano meno tasse relative al loro reddito. E continueranno a farlo, loro 10 milioni, non altri. Quindi un’altra versione, più corretta, dell’annuncio di Renzi sarebbe potuta essere: rispetto a quest’anno, l’anno prossimo ci saranno 8 miliardi di tasse in meno. Capite bene però che 8 è meno della metà di 18. E quel matematico di Renzi lo sa bene.

Beh, direte voi, 8 miliardi di tagli sono meglio di niente. Sì, certo, peccato che – terzo appunto – 6,5 miliardi siano un taglio che riguarda l’Irap, un’imposta pagata quindi dalle imprese. Una sforbiciata che non dà benefici a tutti gli italiani e nemmeno a molti. Per carità, è una misura pur sempre importante, ma diciamo che non porta più soldi in tasca a una famiglia italiana media (a meno che non sia una di quella che ha un’attività artigianale/imprenditoriale).

A questo punto degli 8 miliardi ne restano 1,5. Ma, quarto appunto, un miliardo è destinato a sgravi fiscali per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, quindi ad altri “sconti” per le imprese. Certo, questa misura, come quella relativa all’Irap, può contribuire ad aumentare, si spera, l’occupazione. Ma a questo punto di nuove tasse in meno per le famiglie sembrano restare solo 500 milioni. Che oltretutto riguardano detrazioni fiscali non meglio specificate.

Tanto vi dovevo: l’economia non è fatta solo di numeri e matematica. Figuriamoci una Legge di stabilità. E poi i numeri non mentono, ma gli uomini possono farlo.