Piazza Affari a picco e lo spread alle stelle preparano le condizioni perché la “tempesta perfetta” si scateni ancora una volta sull’Italia come avvenne nel 2011. Ieri la Borsa di Milano ha chiuso al -1,21%, ma più volte è scesa sotto il -3%, con lo spread tra Btp e Bund che ha sfiorato i 200 punti base per poi scendere sotto i 180. I timori si concentrano anche sul rischio che la prima Legge di stabilità del governo Renzi sia bocciata dalla Commissione Ue. Un quadro preoccupante, anche se per Luigi Campiglio, professore di Economia politica all’università Cattolica di Milano, le nuvole che si addensano sulle nostre teste vengono da molto più lontano.
C’è il rischio che l’Italia finisca al centro di una tempesta dei mercati?
Per comprendere che cosa avverrà non dobbiamo concentrarci sull’Italia, bensì sul panorama internazionale. La crescita economica in Europa è in brusca frenata, i Paesi asiatici a loro volta rallentano, gli altri Paesi emergenti sono molto più in difficoltà di quanto previsto. Nel frattempo le Borse e l’attività finanziaria hanno raggiunto i livelli massimi, e sfondare questa soglia rischia di trasformare i guadagni in perdite.
Qual è il quadro generale in cui si inserisce questa situazione finanziaria?
Se mettiamo insieme i diversi pezzi del puzzle rappresentati dalla situazione politica in Medio Oriente, dalla crisi russo-ucraina e dall’epidemia di ebola, abbiamo un quadro che dal punto di vista dei mercati definirei magari non una “tempesta perfetta”, ma una situazione perfetta per il crearsi di un punto di svolta negativo. Tanto è vero che l’indice di volatilità e di rischio nei giorni passati ha raggiunto il massimo da almeno tre anni.
Fino a che punto tutto ciò rischia di ripercuotersi sull’Italia?
I rischi non riguardano tanto la situazione italiana in quanto tale, ma i problemi sono ugualmente seri soprattutto per l’Europa. Non dimentichiamoci che la Germania si sta rivelando un’economia molto più fragile di quanto probabilmente ritenesse la gran parte degli osservatori. La frenata tedesca potrebbe certamente avere delle conseguenze e dei rimbalzi anche sul resto dell’Europa, e in particolare sull’Italia.
Quanto è realistico il rischio che la Legge di stabilità dell’Italia sia bocciata dall’Ue?
La spallata di Renzi sulla gestione della politica economica europea va nella direzione inevitabile che a suo modo è stata anche anticipata dalla Francia. Più che una procedura d’infrazione immediata nei confronti dell’Italia, mi aspetto un trascinarsi dell’attuale situazione. Al di là delle dichiarazioni formali, non credo che ci sarà un vero pericolo per quanto riguarda la Commissione di Bruxelles. Mi aspetto piuttosto che ci sarà un gioco delle parti.
Le crisi internazionali che lei ha citato non rendono ancora più sconsigliabile il fatto che Usa e Germania permettano il verificarsi di una nuova crisi dell’Eurozona?
Questo è ciò che suggerisce la ragione. Non dobbiamo però dimenticare che la cancelliera Merkel, quando prende grandi decisioni, si interroga innanzitutto su che cosa ne potrebbe pensare la casalinga della Sassonia. La situazione è tale che la ragionevolezza induce a pensare che la Germania faccia il possibile per evitare una nuova crisi dell’Eurozona. Non è però scontato che questo coincida con gli interessi tedeschi. Il paradosso che si è creato è che non esistono più degli interessi europei, ma soltanto una situazione in cui quando gli interessi tedeschi coincidono con quelli degli altri Paesi europei le cose possono funzionare, mentre ogni volta che non coincidono si verificano dei problemi seri.
Quali possono essere le conseguenze delle divisioni tra Germania, Francia e Italia?
Una possibile prospettiva è che l’Unione Europea si trasformi in una coabitazione forzata, un po’ come quando una coppia si divide ma continua a dormire sotto lo stesso tetto.
(Pietro Vernizzi)