Renzi l’aveva presentata come la manovra che avrebbe tagliato 18 miliardi di tasse, ma a conti fatti con la nuova Legge di stabilità gli italiani rischiano di rimetterci. I contribuenti che sceglieranno di ricevere il Tfr in busta paga se lo vedranno tassato come il reddito, anziché a un’aliquota inferiore come quanti lo richiederanno alla fine del rapporto. I tagli alle Regioni rischiano di tradursi in nuove tasse regionali, e la riduzione della quota nazionale dell’Irap in un aumento di quella stabilita dai governatori. Come se non bastasse, il Def prevede una clausola di salvaguardia, in base a cui se il deficit aumenterà più del previsto scatterà automaticamente un incremento dell’aliquota Iva. Un quadro generale che non lascia ben sperare, come spiega Enrico Colombatto, professore di Politica economica all’Università di Torino.



Con la nuova manovra le tasse aumentano o diminuiscono?

Non c’è dubbio che le tasse aumenteranno. Per evitare che ciò avvenga bisognerebbe diminuire la spesa, che invece al contrario sicuramente crescerà. Il grande equivoco è che il governo afferma che le tasse aumenteranno meno di quanto non debbano aumentare a legislazione invariata. Ciò non vuol dire che le tasse diminuiranno.



Lei quale scenario si aspetta?

Sono disposto a scommettere che tra un anno ci troveremo con entrate tributarie significativamente superiori a quelle del 2013 e del 2014. Quindi la scommessa non è più tasse o meno tasse, ma come cambierà la pressione fiscale rispetto a una condizione di legislazione invariata.

Perché le tasse, a legislazione invariata, tendono ad aumentare?

Quest’anno sono state aumentate diverse imposte: penso, per esempio, alle rendite finanziarie, alle imposte sulla casa, adesso si sta pensando di aumentare il canone. La legislazione fiscale porta a un aumento delle entrate, e se ciò non avverrà lo si deciderà “ex post”. Se la spesa pubblica continua ad aumentare del 10%, anche le entrate fiscali dovranno crescere di dieci punti.



Renzi però ha parlato di riduzione delle tasse…

Il governo promette che le tasse non aumenteranno, ma dal momento che non riesce a comprimere la spesa è soltanto una presa in giro, in quanto i fondi da qualche parte devono arrivare. Il taglio delle tasse può essere finanziato attraverso ulteriore debito rispetto al previsto, cioè sfondando il 3%, oppure sarà necessaria qualche tassa straordinaria di qua e di là, magari una tantum.

 

Il Def ha previsto che tra il 2014 e il 2016 la pressione fiscale aumenti. Intanto nel 2015 diminuirà?

Il governo finora non ha avuto molta fortuna con i numeri. Pensiamo alle previsioni sulla crescita, sulla disoccupazione giovanile, sulla razionalizzazione e i tagli della spesa pubblica. Sono convinto che nel 2015 avremo una minore crescita, una maggiore spesa e imposte più pesanti di quanto ci è stato annunciato.

 

L’imposizione fiscale di quanto aumenterà nel 2015?

È una domanda da un milione di dollari, ma se dovessi scommettere direi tra lo 0,2% e lo 0,5% in più rispetto al 2014.

 

Tagliare l’Irap non è comunque un passo avanti?

Io cercherei di ridurre le tasse sui risparmi. Andrei cioè in una direzione opposta rispetto a quanto affermano numerosi miei colleghi che vorrebbero avere una maggiore tassazione sulla ricchezza e sui patrimoni. Non possiamo chiedere ai contribuenti di risparmiare di più perché il sistema pensionistico non avrà le risorse per fare fronte ai propri impegni, e poi tassare il contribuente portandogli via una parte di quei risparmi. Insomma, dobbiamo limitare le doppie o triple tassazioni….

 

In che senso?

Tassando il risparmio facciamo pagare il cittadino tre volte: quando produce reddito, quando lo mette da parte e poi quando lo consuma. La mia proposta è quella di limitare almeno una delle tre tassazioni, cioè quella sul risparmio.

 

(Pietro Vernizzi)