«Il ministro Padoan vuole fare bollire Renzi a fuoco lento per fare un piacere a D’Alema, del quale è sempre stato un uomo fidato. Le sue politiche economiche nell’arco di un anno avranno un duplice effetto: creare una situazione ancor più negativa per l’Italia ed erodere i consensi del Premier». È l’analisi di Francesco Forte, ex ministro delle Finanze, dopo che l’aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def) 2014-2016 ha previsto che il rapporto deficit/Pil dell’Italia sarà pari al 3% nel 2014 e al 2,9% nel 2015. Intanto il governo francese si è rifiutato di applicare qualsiasi forma di austerity, stabilendo che il suo rapporto deficit/Pil sarà del 4,4% nel 2014, del 4,3% nel 2015 e del 3,8% nel 2016.
Professore, partiamo proprio dalla Francia, che si è ribellata all’Ue e rientrerà sotto il tetto del 3% del deficit/Pil solo nel 2017. Anche l’Italia dovrebbe fare lo stesso?
La Francia lo può fare perché ha un rating AAA. L’economia transalpina è in espansione, con le grandi imprese che stanno comprando in tutta Europa, Italia compresa. La Francia ha una produttività per ora lavorata che è superiore alla media della Germania, grazie al fatto che ha un’industria di tecnologia avanzata estremamente robusta. Negli organismi europei, inoltre, la Germania non può fare nulla senza il consenso di Parigi, sia per i voti, sia per convincere Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo che sono da sempre legati alla Francia. Per non parlare del fatto che i cugini transalpini dispongono dell’energia atomica e di un esercito che, a differenza di quello tedesco, è molto aggressivo.
Passiamo ora all’Italia: cosa ne pensa del Def che ha previsto un rinvio del pareggio strutturale al 2017?
L’aspirina keynesiana di Padoan consiste nel rinviare il pareggio creando un ulteriore debito pubblico, rimandando in modo indefinito il risanamento dei conti pubblici. Tra l’altro il pareggio strutturale implica già un deficit, e quindi il 3% effettivo di disavanzo è un grosso dramma per un Paese che crescerà circa dell’1,5% contando l’inflazione. Ciò implica un ulteriore aumento del rapporto debito/Pil, e del resto il governo Renzi è quello che lo ha fatto crescere di più attraverso il pagamento dei debiti della Pa.
La riforma del lavoro può rilanciare la nostra economia?
Proprio come la crescita del debito, anche la distribuzione del Tfr dà qualcosa agli italiani oggi togliendolo loro in futuro. Per fare la riforma del lavoro e non perdere la sua popolarità, Renzi cerca disperatamente di continuare con le terapie keynesiane che notoriamente non servono, come si è visto in Giappone. Politiche monetarie e vincoli di rigidità strutturale non consentono all’economia italiana di decollare, e quindi bisogna liberalizzare oppure uscire dall’euro. Restare nell’euro e nel quadro di politiche dirigiste comporta una continua crescita del debito, e quindi prima o poi saremo commissariati.
Che cosa ne pensa dell’impronta che il ministro Padoan sta dando alla politica economica del governo Renzi?
Padoan è sempre stato un uomo di D’Alema, e non si capisce se stia facendo un servizio a Renzi o lo stia cuocendo a fuoco lento. Se il Pil italiano si riduce dello 0,3% nel 2014 e aumenta soltanto dello 0,6%nel 2015, ciò vuol dire che l’anno prossimo avremo un’ulteriore crescita del rapporto debito/Pil. Quando la Bce sospenderà la sua politica monetaria benevola perché sarà iniziata la ripresa, l’Italia si troverà in una situazione negativa. Il contratto a tutele crescenti avrà un effetto molto limitato per quanto riguarda il rilancio della produttività, e quindi l’anno prossimo si svilupperà una grande delusione rispetto a Renzi.
Che tipo di legge di stabilità dobbiamo attenderci per metà ottobre?
Dobbiamo aspettarci una legge di stabilità fatta di piccoli espedienti. Padoan cerca di rianimare l’economia con due aspirine: un deficit maggiore e il Tfr in busta paga. Questa ricetta ha generato una crescita dello 0,6%, mentre c’è una svalutazione dell’euro del 10%. O Padoan ha sottostimato i dati sulla nostra economia, oppure sta facendo una politica priva di ogni senso. La stessa teoria keynesiana prescrive il rilancio degli investimenti, non dei consumi. Lo Sblocca Italia non è però in grado di farlo perché Raffaele Cantone, commissario dell’Autorità anticorruzione, ha fermato tutto. Ci troviamo quindi in una situazione di estrema debolezza della politica economica italiana e l’anno prossimo questo emergerà.
(Pietro Vernizzi)