“In queste ore a fronte di rilievi sempre fatti rispetto alla legge di stabilità si dice ‘arriva la lettera della Ue’, cosa che fa evocare chissà quali procedure, messaggi o minacce”. Lo ha detto il presidente del consiglio Renzi parlando in Senato, prima del voto sul documento contenente le comunicazioni sul Consiglio europeo. Per Renzi il confronto in corso tra l’Italia e la Ue “è naturale”, come è “naturale che l’Italia sia protagonista con la propria voce” senza “diktat esterni”. Ne abbiamo parlato con Luigi Campiglio, docente di Politica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
A ore dovrebbe arrivare una lettera della Ue sulla nostra Legge di stabilità. Le coperture ci sono?
Parte rilevante delle coperture derivano da riduzioni della spesa pubblica negli enti locali, in particolare nelle Regioni, e congiuntamente nei ministeri. La questione da questo punto di vista è duplice. Il primo problema è in che tempi si ritiene di poter realizzare queste coperture, perché io ritengo che saranno piuttosto lunghi. Il secondo problema che è stato oggetto di un approfondito dibattito è la natura di questa Legge di stabilità.
Secondo lei, in che direzione va?
Con la finanziaria si realizza una manovra redistributiva di grande ampiezza a favore delle imprese. Tutto ciò ha una certa importanza, perché consente alle aziende di continuare a esistere e potrebbe ridurne la mortalità. Questo è il lato positivo, ma le imprese oltre a sopravvivere dovrebbero potersi sviluppare. È questo secondo aspetto che dovrebbe essere considerato prioritario. Una volta che le imprese possono sopravvivere sono anche disponibili a investire e a fare occupazione.
La finanziaria creerà nuovi posti di lavoro?
Dal punto di vista della lotta alla disoccupazione, la Legge di stabilità è potenzialmente molto utile. Rappresenta infatti un incentivo decisamente robusto per la trasformazione dei contratti a tempo indeterminato che a loro modo sono una forma di investimento da parte delle imprese. Perché queste ultime possano realizzare questa forma di investimento, soprattutto per quelle che vendono in Italia, è necessaria una prospettiva di sviluppo della produzione e del fatturato. In questa fase in cui tutto rallenta, non solo in Italia ma anche in Europa e nel mondo, non esistono grandi prospettive per quanto riguarda l’estero. C’è bisogno quindi di creare nuove prospettive per quanto riguarda la domanda interna. L’unica grande prospettiva possibile è un piano stabile di investimenti pubblici, di cui il nostro Paese ha grande bisogno, e che potrebbero favorire lo sviluppo delle imprese consentendo loro di aumentare l’occupazione in tempi molto rapidi e investire a loro volta.
Renzi ha scelto di non partecipare al vertice del Pse in programma domani a Parigi, preferendo incontrare le Regioni e il consiglio dei ministri. Come valuta questa mossa?
Quando si parla di Legge di stabilità, il timing è fondamentale. È fondamentale che gli investimenti vengano prima della riduzione degli oneri sulle imprese, che pure è indispensabile. In questo caso il presidente del consiglio Renzi si è reso conto di essere andato un po’ troppo in là, non tanto nella grandezza quanto nella modalità di finanziamento di questa Legge di stabilità. Il fronte più caldo per Renzi, che dovrebbe essere l’Europa, probabilmente ora è diventato il consenso interno.
Che cosa ne pensa invece del bonus promesso per le neo-mamme?
Dal 1860 a oggi, a ogni diminuzione del Pil procapite è corrisposta una diminuzione della natalità. Il bonus di 80 euro è un riconoscimento che potrebbe iniziare a colmare l’enorme divario che in questo momento separa il welfare italiano da quello di tutti gli altri Paesi. Attuato in questo modo, estemporaneo e all’ultimo minuto, questa misura ricorda altri sostegni del passato che sono stati introdotti e in seguito aboliti. La questione vera, che sta alla radice di una parte molto rilevante della crisi economica del nostro Paese, è il crollo demografico.
Come è possibile combattere le cause del calo della natalità?
Il calo è conseguenza del fatto che le famiglie si sono impoverite come potere d’acquisto e come consumi, e quindi fanno sempre più fatica a tirare avanti man mano che il numero dei figli aumenta. Ben venga il riconoscimento del ruolo della famiglia e dei figli da parte del governo Renzi, ma non in modo così estemporaneo. Adesso, visto che ha iniziato il primo passo, il presidente del consiglio introduca politiche familiari serie come quelle attuata tempo fa dalla Francia.
(Pietro Vernizzi)