Attenzione a Finmecanica. La sua nota opera di ristrutturazione interna può avere esiti importanti per il sistema economico italiano e per i rapporti di forza che lo animano. Ma facciamo un passo indietro. Pare proprio che, tra le varie partecipate dal Tesoro (Enel, Eni, Ferrovie dello Stato, Finmeccanica, Poste) qualcuna uscirà davvero da Confindustria. Tutto questo trova conferme anche nel mondo confindustriale, è tutto vero. In questo momento, tuttavia, c’è da prestare molta attenzione a ciò che sta avvenendo in casa Finmeccanica.



Moretti, Amministratore delegato del gruppo, sappiamo bene essere molto vicino a Matteo Renzi, anche perché è stato proprio il Premier in carica a offrire al manager riminese la guida della prestigiosa conglomerata statale della difesa e dello spazio. Il suo importante piano di ristrutturazione in atto – dopo la prima fase che ha come obiettivo la dismissione del no core – prevede che le società possedute al 100% saranno accorpate e trasformate in “divisioni” della nuova Finmeccanica; per quanto riguarda le società non comprese nel livello divisionale, Finmeccanica manterrà una funzione di capogruppo e di corporate center. Tutto questo è previsto dal nuovo modello organizzativo, deliberato dal cda.



Per quanto riguarda le società interamente detenute da Finmeccanica, si tratta di una fusione per incorporazione e, in questo caso, è prevista una procedura piuttosto snella. Questo perché non viene operato alcun rapporto di concambio, con la conseguenza che si potrà procedere in tempi molto stretti alla distribuzione delle partecipazioni. Da un punto di vista tecnico-contabile non si verificherà alcun mutamento nel valore delle partecipazioni dei soci delle società che verranno incorporate, certamente il cambiamento avverrà a livello di governace. Finmeccanica avrá così modo di accentrare il potere decisionale, potendo disporre direttamente del funzionamento e degli organigrammi delle nuove divisioni.



Consideriamo infatti che, da un punto di vista meramente operativo, l’azienda prevede nell’immediato la realizzazione di interventi quali il trasferimento delle sedi legali e degli uffici degli ad delle società interessate presso la sede di Roma. Questo per dire quanto potere decisionale si sta concentrando nelle mani del renziano Moretti, la cui volontà è conclamata: vuole far uscire Finmeccanica da Confindustria. A questo punto tale rottura può avere effetti dirompenti, sulla scia del caso Fiat. E i contraccolpi per il sistema confederale e per gli accordi interconfederali possono essere pesanti. Sono in molti, tuttavia, a vederci un’opportunità di crescita per il Paese. In effetti, potrebbe aprirsi una nuova “stagione per la contrattazione”.

Tuttavia c’è un altro aspetto. Moretti, rispetto al nuovo piano industriale, ha annunciato stravolgimenti nel colosso dell’aerospazio e ha spiegato che per eccellere bisogna puntare solo su armi, elicotteri e aerei. Cosa che ha sollevato una levata di scudi sia dagli ambienti sindacali che da quelli ecclesiastici. Cosa sarà di Finmeccanica? Cosa resterà? Finmeccanica è player mondiale. Non è chiaramente da escludere che possa sussistere un’ipotesi di qualche cessione.

Per quanto riguarda ciò in cui il colosso eccelle nel mondo, è difficile che si possano verificare cessioni anche parziali. Non basta un partner all’altezza, con liquidità e know-how… la storia ci dice quanto queste operazioni siano delicate soprattutto per aspetti di cultura aziendale-industriale: sono proprio questi i fattori che determinano il successo di una joint-venture.

 

In collaborazione con www.think-in.it