Nei giorni scorsi a Brisbane si è tenuta un’importante sessione del G-20. Tony Abbott, il Primo ministro australiano, ha usato parole molto chiare. La riunione doveva servire a unificare le strategie economiche dell’Occidente che sono pericolosamente divise. La deflazione avvita una crisi profondissima che investe l’Europa con disuguale intensità, ma che in ogni caso segnala che il solo Paese che riesce a superare la crisi è il Regno Unito che non ha l’euro come moneta e non ha recepito l’ordoliberalismo come teoria organicamente inserita nella prassi legislativa nazionale. Il Regno Unito non ha una Costituzione scritta e quindi non avrebbe potuto condividere la follia del Fiscal compact cosi com’è accaduto in questi ultimi anni in tutte le nazioni dell’Ue.



Il G-20 dovrebbe consolidare la politica economica del mondo raccolto attorno agli Usa e all’Ue. Ma è proprio questa unità che non esiste. Nel mentre, i Brics hanno creato l’embrione di una nuova istituzione economica che si dovrà porre in antitesi al Fondo monetario internazionale e alla Banca Mondiale. L’obbiettivo è tuttavia molto difficile. Sarà possibile solo se la Russia e la Cina supereranno le loro storiche divergenze. Potranno superarle sono se entrambi i gruppi dirigenti di quei due grandi paesi capiranno che la posta in gioco è il domino dell’Heartland, ossia dell’Eurasia: del grande spazio che integrerebbe il cuore storico del mondo con le sue immense risorse energetiche consolidando una nuova piattaforma di potere su scala mondiale.



La questione decisiva, tuttavia, è il fatto che al nuovo blocco di potere aderiscono su scala mondiale sia il Brasile che il Sudafrica, ossia i punti archetipali di due immensi continenti come il Sud America e l’Africa. È la prima volta dopo la fine della seconda guerra mondiale che al disegno imperiale nordamericano incarnato nel Transatlantic Trade and Investment Partnership e nella Trans-Pacific Partnership si oppone un nuovo disegno che ha una caratteristica radicalmente nuova. È un insieme di disegni imperiali a medio raggio che cercano ora una nuova integrazione dello spazio mondiale con un approccio radicalmente nuovo.



Non aver firmato un nuovo Trattato di Yalta dopo la disgregazione dell’impero sovietico e insieme il lento degrado mondiale della leadership mondiale degli Usa sono alla base di questo mondo di relazioni internazionali a frattali: instabile e incerto per sua natura. Che tutto ciò si disveli in Australia e non nei vecchi poli del potere mondiale ha un che di tragicamente profetico. I frattali, infatti, descrivono terremoti e uragani, mai stabilità!