La crescita economica rende l’esercizio della spesa indifferibile. Le famiglie, i consumatori insomma, quando fanno quella spesa, ne fanno tanta: fanno il 60% del Pil. Obbediscono al diktat e… più che cibarsi vanno in sovrappeso, vestono alla moda che passa di moda, per andare da qui a lì acquistano un Suv. Questa la regola. Tutti insieme appassionatamente hanno tentato di fare al meglio, si è fatto il meglio. Risultato: abbienti e affrancati dal bisogno.



Poi viene il tempo dello sconquasso quando il reddito, erogato dalle imprese a chi lavora, si mostra insufficiente ad acquistare le merci prodotte, impallando il meccanismo dello scambio: l’offerta così va in eccesso, la domanda in difetto. Et voilà, la crisi.

Già, questa crisi che mostra come il ciclo, per funzionare, abbia bisogno di chi produce e chi consuma, nonché di quel reddito che consenta di fare la spesa, trasformando quanto prodotto in consumato: associati insomma a un comune destino, nella barca del Libero Mercato Spa, hanno da remare nella stessa direzione. Sì, perché se manca di fare l’uno annaspa pure l’altro. Un “mutuo soccorso” soccorre entrambi, per andare insieme oltre la crisi.



Bene, i consumatori fin quando hanno potuto hanno speso, magari a debito, acquistando ben oltre il bisogno. Ora tocca alle imprese mettere fiches per rifocillare l’immiserito potere d’acquisto. A loro tocca fare un investimento per vendere. Per quelli che fanno orecchie da mercante ci vuole un tweet: “Sta qui il bandolo della matassa”. Un altro tweet ratifica la regola: “La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera”.

Nell’attesa che pure i mercanti prendano atto del fatto, si fa a modo nostro. C’è molto da fare: acchiappare tutte le carte fedeltà per fidelizzare così i fidelizzatori; vivere a saldi; acquistare in gruppo e fare il prezzo; il taxi- sharing di Uber dimezza il costo del viaggiare; “bla bla car” pure; si può indossare il fuori moda, dura di più; si può pure fare baratto tra ciò che abbiamo e non usiamo e ciò che vogliamo ma non abbiamo. Si può andare ancora avanti e scovare altro, ce n’è per tutti.



Si può tentare persino l’impossibile: vendere la nostra domanda a chi si trova in debito d’ossigeno nel vendere l’offerta. Di questi tempi, appunto, hanno più bisogno i produttori di vendere che i consumatori di acquistare. Attenzione, ci stanno pure imprese, nazionali e multinazionali, che hanno attrezzato business che fanno utili e danno il resto a chi fa la spesa. Risparmi a iosa insomma, da scovare, piluccare, intascare.

Sì signori, tocca intercettare quel tornaconto che, rifocillando il potere d’acquisto, sblocca il meccanismo dello scambio che impalla il mercato, riattivando la crescita. Per i consumatori una promozione sul campo, anzi al mercato: badanti, non più badati!