Recentemente il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva le norme che sanciscono definitivamente l’avvio della nuova dichiarazione fiscale dei redditi. Il neonato 730 precompilato interessa circa 30 milioni di contribuenti, divisi tra lavoratori dipendenti e pensionati, e sostituisce i Cud e le certificazioni emessi dai sostituti d’imposta (datori di lavoro e Inps). Il nuovo sistema partirà a livello sperimentale già dal prossimo anno e riguarderà i redditi del 2014. Da quanto annunciato dal Ministero, le nuove dichiarazioni avranno queste caratteristiche essenziali. In sintesi:



1) vi saranno trascritti gli elementi già contenuti nell’anagrafe tributaria, quelli anagrafici, i parenti a carico, gli immobili e i terreni posseduti;

2) conterranno i dati trasmessi da parte di soggetti terzi (ad esempio, banche, assicurazioni ed enti previdenziali) riguardanti mutui, fondi pensione assicurazioni sulla vita ecc.;



3) saranno presenti gli estremi delle certificazioni dei sostituti d’imposta: questi dovranno comunicare i redditi da lavoro e le trattenute e se lo faranno in ritardo saranno sanzionati 100 euro per ciascun lavoratore;

4) dal 2016, con la tessera sanitaria, saranno inseriti anche i dati relativi alle spese mediche e di farmacia;

5) la dichiarazione verrà messa a disposizione on line entro il 15 aprile di ogni anno e il cittadino potrà accettarla così com’è oppure modificarla, rettificando i dati e aggiungendone altri. Può farlo da solo o con l’assistenza dei Caf e di professionisti abilitati: la scadenza di presentazione è il 7 luglio;



6) i controlli cambieranno a seconda che la “precompilata” sia stata accettata senza modifiche o meno.

La domanda che tutti si pongono adesso, soprattutto gli addetti ai lavori, è la seguente: siamo arrivati al punto zero di un’epocale modifica del sistema di “auto denuncia” dei redditi da parte dei lavoratori dipendenti, assimilati e pensionati? I primi giudizi che trapelano a botta calda, in particolare da esponenti dalle associazioni dei commercialisti e istituzioni tributarie, rimangono nel limbo dell’incertezza, ritenendo la misura approvata dal Governo, che si adegua, tra l’altro alle normative europee, condivisibile, ma ponendo serie riserve sui presupposti strumentali e strutturali. Per esempio, la mancata sfoltitura a monte del sistema normativo fiscale (il 730 ha un centinaio di pagine d’istruzioni), l’insufficiente sistema di reperibilità dei dati (detrazioni e spese) da banche, assicurazioni, università, ecc.; senza contare poi la mancata informatizzazione totale della Carta regionale dei servizi (unico dispositivo per calcolare le detrazioni da spese mediche).

Vorremmo soffermarci tuttavia non tanto sull’aspetto tecnico e attuativo della norma, ma su quello sociale, cioè sulle risposte alle aspettative di semplificazione e chiarezza a riguardo della compilazione annuale della denuncia dei redditi di ognuno di noi. Ci sembra, a bocce ferme, che per il contribuente la situazione non cambi per il meglio, ma che anzi peggiori: infatti, con l’utilizzo sempre maggiore del web sia come unica possibilità di dialogo con l’Amministrazione, sia come assoluto modo di reperire e poi riconsegnare il modello, per i soggetti più deboli (cioè i contribuenti di età medio-alta che non sanno elaborare dati via internet), lo scoglio d’affrontare è sempre più imponente.

Rimane, come al solito, la patata bollente affidata ai Caf e a gli studi professionali, ma ci sembra la solita soluzione di ripiego, il solito parcheggio per la cronica incapacità di semplificazione tributaria.

Ma se non fosse il solito rattoppo? Se fosse tutto pre-studiato? Secondo alcuni, il sistema fiscale italiano non è inadeguato a combattere l’evasione, è solo consapevolmente iniquo, come già scritto su queste pagine; la confusione, le decisioni prese all’ultimo momento e novità dell’ultima ora, la ferma determinazione del Governo Renzi a far presto (per non perdere la faccia sulle riforme promesse), fanno si che nulla cambi, che tutto rimanga al suo posto in modo che il sistema tributario (l’Agenzia delle Entrate, Equitalia) e quello previdenziale (Inps) possano sopravvivere il più possibile posticipando l’arrivo dello “tsunami” che distruggerebbe definitivamente l’impianto fiscale e pensionistico, da sempre sull’orlo del fallimento.

La cosa drammatica è che ci vorranno almeno tre anni perché il nuovo sistema vada a regime e in questo lasso di tempo chi subirà di più il disagio dovuto alla scarsa organizzazione? Non certamente il Fisco; anzi, a breve ci propineranno che questo nuovo apparato porterà a un maggior risparmio sugli oneri della spesa pubblica nella lotta antievasione e persino dei nuovi posti di lavoro. Ad esempio, per il povero pensionato sarà agevole come scalare l’Everest (scaricare il modulo sul web, controllare l’esatta pre-compilazione mediante le solite estenuanti file ai Caf, restituire il modulo, ecc.) per arrivare a incassare quattro soldi di detrazioni, a fronte per lo più degli scontrini delle farmacie; alla fine tale contribuente rinuncerà e restituirà il modello senza apporre modifiche anche in presenza di crediti a proprio favore con un proficuo risparmio da parte del sistema fiscale.

Ma attenzione: l’aggravio maggiore per chi deve pagare i tributi è dato dal costo dell’autodenuncia. Fino a oggi il contribuente poteva scegliere per il 730, di affidarsi ai vari Caf o professionisti pagando per lo più proporzionalmente a seconda della tipologia sociale ed economica appartenuta (iscritti sindacali, appartenenti ad associazioni di categoria, fruenti di tariffe speciali a seconda del reddito, ecc.) l’assistenza ricevuta per la compilazione oppure, se era in grado di farlo, presentare un pre-compilato, sempre agli stessi, per la semplice trasmissione telematica. In questo caso il servizio era gratuito.

L’effettiva differenza tra pagare o meno la prestazione stava nel fatto che con l’assistenza gli eventuali errori od omissioni del modello presentato erano imputabili al Caf, quindi anche le spese di accertamento degli stessi mentre chi rispondeva dei pre-compilati erano esclusivamente i contribuenti. Quindi, possiamo dire che la responsabilità quasi totale di errato calcolo della denuncia era del contribuente: quasi totale perché, a livello oneroso, i Caf e i professionisti riconoscevano le sanzioni e gli interessi della cartella esattoriale emessa a fronte di imperfezioni, mentre il capitale rimaneva a carico dell’assistito.

Con il nuovo 730 cambia di nuovo tutto: abbiamo già descritto dell’azione dei vari uffici statali, regionali, comunali, ecc., che stanno sempre più tentando di deresponsabilizzarsi da ogni onere sociale e amministrativo (rapporto con l’utenza, controlli, calcolo imposte, ecc.), demandando tutto al web o in fase di accertamento o certificazione reddituale ed economica ai Caf delle varie associazioni di categoria e così via. In questo modo, per proteggersi in una “botte di ferro” e non avere ulteriori rischi onerosi di eventuali errori di compilazione a monte e a valle, il Fisco ha imposto ai Caf e ai commercialisti una sorta di aut aut: il totale appannaggio del rimborso della cartella esattoriale (quindi capitale compreso) a scapito dell’uscita degli stessi dal “business” delle dichiarazioni e certificazioni fiscali.

È lampante, concludendo, non rilevare che da oggi ogni Caf non “muoverà foglia” che un ritorno finanziario lo “voglia” Ormai il rischio, diciamo così “imprenditoriale”, è notevole: ma è chiaro che alla fine chi pagherà esclusivamente e inesorabilmente sarà come al solito l’utente finale, cioè il povero “Pantalone”, il contribuente italiano.