Secondo l’agenzia americana Bloomberg, Sergio Marchionne sta valutando di spostare la residenza fiscale di Ferrari nel Regno Unito, a Londra, dove l’anno prossimo l’aliquota sui profitti di impresa scenderà al 20%. Fiat-Chrysler e Cnh beneficeranno così del taglio della tassa sui profitti dal 21% al 20% deciso dal governo di David Cameron, che intende anche ridurre al 10% l’aliquota di imposta sui brevetti. In Italia, in base alle classifiche internazionali della Banca Mondiale, il medesimo livello di tassazione sui profitti è mediamente del 31,4%.
L’agenzia precisa che l’eventuale trasferimento della sede fiscale non avrebbe “alcun impatto sulle attività manifatturiere e di ingegneria a Maranello”: il Cavallino seguirebbe l’esempio della casa madre, che dopo la fusione con Chrysler ha spostato sede legale in Olanda, residenza fiscale a Londra ed è quotata, oltre che a Piazza Affari, anche a Wall Street.
Mentre il coro dei commentatori è concentrato unicamente sui benefici fiscali che tale operazione evidentemente comporterà, le ragioni di questo trasloco sono più profonde. Grazie alla fusione con Chrysler, Fiat ha oggi la possibilità di incrementare di molto la vendita dei suoi marchi premium, Maserati e Alfa Romeo in particolare. Per quel che riguarda Ferrari, non paiono esserci intenzioni di produrre più dei 6.000 esemplari che già vengono prodotti e venduti e che, naturalmente, continueranno a essere prodotti a Maranello (in questo caso il made in Italy è parte del brand…).
Il recente piano industriale prevede proprio di portare ai vertici del mercato Alfa Romeo, di cui si sta preparando il grande rilancio, e Maserati; proprio il Tridente ha avuto in America grandi performance di vendita. E la sfida non è impossibile per Marchionne. Da qui la sua scelta di prendere in mano la Ferrari, per una questione di visibilità, di prestigio e di più che possibili ricadute commerciali.
Marchionne sta consolidando la sua figura in un momento in cui si appresta a un salto importante. È inoltre convinto che riporterà la Ferrari a vincere in Formula 1. E non c’è dubbio che questo può far bene alle vendite e, anche, alla produzione e all’occupazione italiana. È chiaro che quest’operazione di spostamento di sede è in continuità con questa logica, ed è destinata a far crescere il marchio e il valore della Ferrari e, di conseguenza, di Marchionne.
Ma c’è dell’altro. Marchionne vuole crescere la sua forza per trovarsi al momento giusto con il massimo del potere contrattuale. Non dimentichiamo infatti i contatti piuttosto confermati con Volkswagen: sarà proprio lui a negoziare una sempre più probabile cessione – perlomeno di quote – ai tedeschi. Non si tralasci anche il fatto che Fiat-Chrysler è a caccia di un partner per sfondare nel mercato del Sol Levante. In sintesi, i movimenti attorno a Ferrari fanno presagire che non siamo lontani dall’avvio di trattative serie; lo scorporo del gioiello di famiglia, la Ferrari, è un altro indizio. E sappiamo, ne sono convinti anche i suoi detrattori, di quali abilità negoziali il funambolico manager italo-canadese sia dotato.
Il primo gennaio 2014, piuttosto a sorpresa, Fiat annunciava l’avvenuta acquisizione di Chrysler. Quali sorprese per il prossimo capodanno?
In collaborazione con www.think-in.it