All’interno della Legge di stabilità, ancora in discussione in Parlamento, c’è una vera e propria stangata per le Fondazioni bancarie: già colpite in passato da un aumento delle imposte, questa volta vedranno, con effetto retroattivo a partire da gennaio 2014, aumentare l’imponibile sui dividendi percepiti dal 5% al 77,4%. Si tratta di una manovra che avrà inevitabili ripercussioni su associazioni ed enti senza scopo di lucro che le Fondazioni finanziano. Sul tema abbiamo sentito il parere di Alberto Contri, presidente della Fondazione Pubblicità Progresso.
Nei giorni scorsi lei ha usato parole decisamente chiare per stigmatizzare questa norme contenute nella Legge di stabilità. Lei ha detto “Perché usare l’accetta quando si può usare il bisturi?”. Come mai?
Proprio per la materia di cui ci occupiamo, la comunicazione sociale, conosciamo a fondo tutti settori in cui intervengono le Fondazioni bancarie. E abbiamo un riscontro diretto di quante realtà del mondo culturale, medico-scientifico, della protezione ambientale e degli aiuti alla persona svolgono il loro lavoro, sviluppando progetti di grande utilità sociale che altrimenti non vedrebbero mai la luce. Molto facile citare La Scala, così importante per l’immagine dell’Italia nel mondo: ma ci sono migliaia di altre attività che suppliscono – e con criteri di eccellenza ben diversi da quelli abituali della Pubblica amministrazione – a carenze che lo Stato non è in grado di colmare. Ed è anche meglio che sia così, è il concetto moderno di sussidiarietà.
Probabilmente si è immaginato che le Fondazioni bancarie fossero dei Paperoni che si possono far dimagrire senza troppo danno. E poi qualcuna non si è comportata con particolare trasparenza…
È questo che mi colpisce, e anche mi preoccupa non poco: possibile che gli estensori della Legge di stabilità non sappiano che di default le rendite delle Fondazioni vanno trasformate in erogazioni? E che il patrimonio accumulato è a difesa del livello delle erogazioni medesime? È stato proprio grazie ai prudenti accantonamenti che certe Fondazioni hanno potuto mantenere i loro impegni senza ridurre troppo le erogazioni quando c’è stata una contrazione dei dividendi delle banche. Se poi qualche Fondazione si è comportata poco correttamente va sanzionata, ma non mi pare una buona scusa per “gettare via il bambino con l’acqua sporca”, come recita un vecchio proverbio americano, creando gravi problemi a una rete sociale importante, l’ultima che sta tenendo nel Paese.
Significa che il suo giudizio sul governo Renzi è negativo?
Tutt’altro. Nel merito la penso esattamente come il direttore Tarquinio di Avvenire ha spiegato rispondendo a una lettera di un lettore: “Non possiamo perdere una chance unica come questa, con tutto il suo portato di rinnovamento. L’energia messa in circolo è enorme, ma ci rendiamo conto che il compito è titanico, tante sono le resistenze, le incrostazioni, le rendite di posizione che si oppongono al cambiamento. E bisogna pure mettere in conto qualche errore e qualche sbavatura, ci mancherebbe”. Trovo addirittura immorale andare a cercare difetti minori mentre nel frattempo il Governo sta risolvendo questioni importantissime come quello dell’acciaio e di altre imprese chiave per il Paese e per l’occupazione. Però può accadere che in questo caso qualcuno abbia preso un abbaglio, e allora bisogna parlare chiaro e forte, per avvertire di fermarsi finché si è in tempo. In questo caso non si sta difendendo alcuna rendita di posizione, ma uno dei pochi sistemi di protezione sociale che ha dimostrato di funzionare egregiamente.
Qualche esempio?
Per stare in casa nostra, vale a dire in Lombardia, basta fare un giro sul sito della Fondazione Cariplo per capire la vastità, la capillarità e la significatività dell’impegno: quest’anno oltre 140 milioni di euro erogati per attività relative a quattro macro-aree: Ambiente, Arte e Cultura, Ricerca Scientifica e Trasferimento tecnologico, Servizi alla persona. Tutti settori per i quali notoriamente lo Stato spende sempre meno. Sottrarre di colpo 20 o 30 milioni di euro e forse di più da quei 140 non vuol dire tagliare di colpo le gambe a centinaia di iniziative e progetti mettendo inoltre in difficoltà un numero esagerato di lavoratori che non hanno alcuna protezione sociale, ma vuol dire ridurre drasticamente l’efficacia della leva che le erogazioni della Fondazione Cariplo hanno dimostrato di far sollevare. Intendo dire che normalmente il sostegno viene dato a progetti e attività che a loro volta, molto spesso, restituiscono con gli interessi alla società i talenti ricevuti.
Cosa si dovrebbe fare secondo lei per porre rimedio a questa stortura?
Non sono un tecnico esperto di questi dettagli, ma sicuramente occorre innanzitutto differenziare le rendite del superfinanziere disinvolto da quelle della Fondazioni bancarie che hanno l’obbligo di devolvere in beneficenza le proprie. Ho letto da qualche parte che finalmente Governo e Fondazioni si starebbero parlando, e conoscendo il livello degli interlocutori mi auguro sinceramente che si possa trovare una soluzione. Ma c’è un altro motivo per cui è opportuno trovarla…
Quale?
Questo governo sta incontrando, come abbiamo detto, grandissime difficoltà e resistenze. La lite con i sindacati raggiunge sempre più spesso il calor bianco. Finita la luna di miele, i sondaggi mostrano credibilità e fiducia in continua discesa. Da comunicatore di professione, invito il Presidente del Consiglio – oltre che per il merito di cui abbiamo parlato prima – a riflettere sul fatto che nel caso malaugurato non si trovasse la giusta soluzione, altri milioni di persone scenderebbero in piazza per il grave danno creato indirettamente al Terzo settore. E allora sarebbe davvero tutto più difficile, forse addirittura irrimediabile.