«L’unico modo per fare uscire l’Italia dall’euro è per decreto. Presentando un referendum il M5S illude gli elettori». Lo afferma il professor Claudio Borghi Aquilini, responsabile economico delle Lega nord, a proposito dell’annuncio dato da Grillo di avere raccolto 50mila firme per il referendum consultivo con il quale si chiederà l’uscita dell’Italia dalla moneta unica. L’articolo 75 della Costituzione stabilisce che “non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”, precludendo così lo stesso referendum consultivo lanciato dai Cinque Stelle.
Professore, facciamo una panoramica della situazione economica, partendo dal crollo del prezzo del petrolio. Per l’Italia ci saranno solo conseguenze positive?
Uno degli errori clamorosi che si fanno parlando di economia è pensare che una singola voce non abbia effetti sulle altre, e ciò vale anche per il prezzo del petrolio. Da un lato la fattura energetica dell’Italia è pari a circa 55 miliardi di euro, divisa equamente tra gas e petrolio. Se il prezzo del Brent si riduce del 40% dal punto di vista della nostra bilancia dei pagamenti avremo un vantaggio di 10-12 miliardi. Dall’altra però calerà il gettito delle accise, perché la benzina costa meno. La crisi dei paesi produttori come la Russia ha inoltre delle conseguenze per le imprese italiane che esportano. Nel complesso comunque per l’Italia è sicuramente meglio un abbassamento del prezzo del petrolio rispetto a un suo innalzamento.
Quali effetti avrebbe invece un eventuale Quantitative easing della Bce sul nostro Paese?
Molto dipende da come sarà attuato. Se si acquisteranno titoli di tutti i Paesi Ue in proporzione al Pil, l’effetto benefico per l’Italia sarà molto limitato. A maggior ragione se l’unico obiettivo del Quantitative easing sarà quello di cercare di contrastare la deflazione. Dal momento che i prezzi dell’energia sono una componente importante dei prezzi al consumo, sarà difficile che un Quantitative easing di modeste proporzioni possa invertire la tendenza. Comunque la questione è semplice. Il Quantitative easing alza l’inflazione, ma in questo momento ci troviamo in una situazione di deflazione che è accentuata dal calo dei prezzi del petrolio. Mi domando quindi che cosa aspetti la Bce a passare dalle parole ai fatti.
Che cosa si attende dal 2015 per l’economia italiana?
Mi aspetto che le cose continuino a marcire come è avvenuto finora. L’unica speranza potrebbe venire da uno stravolgimento a 180 gradi della politica economica. Ciò vuol dire l’uscita dell’Italia dall’euro, la flat tax, no alla tassazione senza reddito, la riqualificazione della spesa per produrre beni che normalmente importiamo.
Che cosa ne pensa del referendum contro l’euro di Grillo?
Se a un problema si risponde con una soluzione impossibile, non sono davvero convinto che lo si voglia risolvere. Ciò che non si dice da nessuna parte è che per tenere anche solo un referendum consultivo su un trattato internazionale come quello che riguarda l’euro, occorre una legge costituzionale che per essere immediatamente esecutiva deve essere approvata con i due terzi del Parlamento. Occorrerebbe quindi che il Pd si esprima a favore.
E quindi?
Quindi se ci sono i due terzi a favore in Parlamento tanto vale uscire subito senza neanche fare il referendum. Il Pd del resto potrebbe dare il suo assenso a un referendum solo nel momento in cui fosse sicuro di vincerlo, ponendo così la pietra tombale su tutte le battaglie contro l’euro.
Lei che cosa propone?
L’unico modo per uscire dall’euro è con un decreto legge. Bisogna andare al governo e poi approvare un decreto legge che dica: “Da oggi noi siamo fuori”. Per riuscirvi però occorre un’adeguata programmazione in virtù di un accordo da parte di tutte le forze anti-euro. Nel momento stesso in cui cade questo governo e si va alle elezioni, i diversi partiti che auspicano un’uscita dell’Italia dalla moneta unica si mettono d’accordo per passare dalle parole ai fatti nell’eventualità di una vittoria.
Il referendum dell’M5S è inutile?
Per programmare in modo serio un’uscita dall’euro, illudere la gente con un referendum è controproducente. Occorre un patto tra le forze politiche che abbiano nel programma l’uscita dall’euro e che alle prossime elezioni saranno votate in modo democratico sulla base di quel programma. Se questi partiti riusciranno a ottenere la maggioranza, presenteranno un decreto legge che porterà all’uscita dalla moneta unica.
La Lega sarebbe disposta a governare con l’M5S dopo le prossime elezioni?
La Lega è disposta a stare con chiunque sostenga le nostre idee. Abbiamo dei progetti, e non certo l’intento di vivacchiare: chiunque appoggi le nostre idee a noi va bene, l’importante è realizzarle.
(Pietro Vernizzi)