Lunedì nel Parlamento greco è previsto il voto decisivo per l’elezione del presidente della Repubblica. Se il candidato del premier Antonis Samaras, Stavros Dimas, non otterrà il quorum si andrà a elezioni anticipate. I sondaggi danno in testa il partito di sinistra Syriza guidato da Alexis Tsipras, il quale ha già annunciato che intende procedere con la ristrutturazione del debito in mano a investitori tedeschi, francesi e italiani. Ne abbiamo parlato con Antonio Maria Rinaldi, professore straordinario di Economia politica e docente di Finanza aziendale.
Che cosa spera che accada in Grecia?
Spero che non si arrivi al quorum per la votazione del presidente della Repubblica, così da andare alle elezioni anticipate e da ufficializzare nelle urne la protesta del popolo greco. Si stanno facendo grandi manovre affinché il 29 dicembre si riesca a ottenere il quorum, anche con tentativi di corruzione, ma bisogna tenere conto del fatto che sarà una votazione palese. I deputati saranno chiamati a rispondere del proprio voto e difficilmente quindi cambieranno idea nella terza votazione.
Quali sarebbero le conseguenze per l’euro di un voto anticipato?
Stando ai sondaggi a essere in testa sono le forze d’opposizione che professano l’abbandono dell’austerità imposta dalla Troika. È probabile quindi che avvenga un grosso scossone nell’ambito non solo della Grecia ma anche dell’intero impianto della moneta unica. Il partito di Tsipras ha annunciato che in caso di vittoria chiederà una moratoria sul debito pari al 70/80%. Ciò significherebbe di fatto portare a un fallimento del progetto euro.
Perché ritiene che le conseguenze sarebbero così drastiche?
Perché questa decisione avrebbe dei riflessi non soltanto all’interno del Paese ellenico, ma soprattutto degli equilibri finanziari europei. Gran parte dei 330 miliardi di debito pubblico greco sono nelle mani di soggetti esteri, principalmente tedeschi, francesi e italiani. Quanti avevano riposto fiducia nell’irreversibilità dell’euro non hanno fatto i conti con la realtà.
Davvero l’euro è un processo reversibile?
Sì. Gli investitori hanno considerato l’irreversibilità dell’euro erroneamente, perché avrebbero dovuto accorgersi che se esistevano dei titoli espressi in euro ma con dei tassi di interesse più elevati significava che di fatto c’era un rischio. Se il mercato prezzava questi titoli con dei tassi così elevati significa che c’era effettivamente un pericolo, e adesso gli investitori se ne assumono l’intero onere. Le politiche improntate all’austerity che hanno letteralmente massacrato la Grecia non si sono dimostrate idonee per risolvere la situazione. Quello della Grecia è un problema antico e l’errore iniziale è stato quello di fare entrare Atene nell’unione monetaria.
La crisi greca può portare a una dissoluzione o a una rottura dell’euro?
Il contagio greco ribadirà il fatto che l’euro non è irreversibile. La colpa non è della Grecia, ma di chi l’ha fatta entrare nell’euro. Ricordiamo gli “imbrogli” con i derivati per presentare formalmente Atene con i numeri a posto. La responsabilità è anche della Troika che ha insistito con le politiche di austerità nei confronti di Atene per poter rendere sostenibile la Grecia nell’area euro. Ora il contagio della crisi greca si espanderà sicuramente anche agli altri paesi, e questo rende evidente il fatto che l’euro è fallito in Grecia e lo stesso può avvenire anche altrove. Anche perché l’euro in Grecia ha dimostrato di essere non una moneta ma un metodo di governo.
Quali possono essere le ricadute immediate per l’Italia se ad Atene andasse al governo Tsipras?
Per l’Italia ci possono essere due risvolti, uno tecnico e uno politico. Il primo riguarda il fatto che nei portafogli italiani ci sono delle obbligazioni elleniche. Se ad Atene andrà al potere una coalizione con partiti dell’opposizione che professano la rinegoziazione del debito, il nostro Paese può sicuramente avere delle grandi perdite. Dal punto di vista politica quanto sta avvenendo ad Atene è la dimostrazione tecnica del fatto che coloro i quali professano l’insostenibilità della moneta unica e delle politiche a suo supporto possono avere successo.
(Pietro Vernizzi)