«L’ingresso di Etihad è una soluzione in grado di apportare maggiori ricavi per Alitalia a partire dall’estate 2015. Da un punto di vista operativo è fondamentale che l’evoluzione delle quote azionarie avvenga prendendo come punto di partenza l’attuale partnership tra Alitalia e Air France». È quanto sostiene Oliviero Baccelli, professore di Economia dei trasporti all’Università Bocconi di Milano. Secondo alcune indiscrezioni oggi l’ad di Etihad, James Hogan, incontrerà le banche azioniste e creditrici della compagnia italiana. Intanto il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha sottolineato come i negoziati tra le due compagnie siano “la soluzione all’annosa questione della solitudine di Alitalia”.
Professor Baccelli, condivide il giudizio del premier Letta?
Tra le ipotesi emerse nell’arco degli ultimi mesi per il salvataggio di Alitalia, l’ingresso della compagnia degli Emirati Arabi è sicuramente la migliore. Etihad può contare su un portafogli di aeromobili di lungo raggio estremamente interessante. Questi ultimi potrebbero essere lo strumento per valorizzare la rete di Alitalia, che per poter competere su scala internazionale deve essere ampliata. L’ingresso in Alitalia consente inoltre a Etihad di costruire un network su scala europea, perché eventualmente potrebbero esserci sinergie anche con le altre partecipate della compagnia degli Emirati Arabi, cioè Air Berlin ed Etihad Regional, che opera in Svizzera.
Gli effetti positivi per il bilancio di Alitalia saranno immediati?
L’ingresso di Etihad in Alitalia è un processo da seguire con attenzione, ma i cui effetti benefici sicuramente non saranno immediati. I risultati non arriveranno nell’arco di una stagione, ma saranno necessari diversi adattamenti e sviluppi e i benefici reali della partnership avverranno nel medio-lungo periodo. L’attivazione di una serie di nuove rotte a lungo raggio richiede almeno un paio d’anni di preparazione. Prima si sottoscrive l’accordo, poi si iniziano a individuare le specifiche rotte sulle quali si può lavorare in modo sinergico, si preparano le basi in termini di relazioni con le società aeroportuali e i ministeri. Se queste basi si costruiscono in modo corretto, l’ingresso di Etihad è una soluzione in grado di apportare maggiori ricavi per Alitalia a partire dall’estate 2015.
Quali altri azionisti potrebbero rilanciare Alitalia insieme a Etihad?
C’è da sperare ovviamente che qualcuno dei partner italiani, che finora hanno sostenuto i costi, possa rimanere. L’aspetto fondamentale però è che la somma di Etihad e Air France dovrebbe essere pari a circa il 60% delle quote di Alitalia. L’attuale partnership tra la compagnia italiana e Air France è il punto di partenza anche per le discussioni con Etihad, e l’evoluzione dei rapporti tra Etihad e Alitalia deve essere coordinata con Air France. Il coordinamento può avvenire anche attraverso un’evoluzione delle quote azionarie, in modo che Etihad e Air France abbiano la maggioranza: ciò renderebbe tutto più semplice anche dal punto di vista delle scelte industriali.
Questa scelta sarebbe rispettosa delle norme europee?
Ai fini delle norme europee, l’importante è che Etihad rimanga al di sotto del 49%, che la maggioranza dei membri del consiglio d’amministrazione sia europea e che la compagnia abbia la sede legale in Europa. Nulla vieta che anche Alitalia compia la stessa scelta di Fiat, trasferendo la base operativa ad Amsterdam e la sede legale a Londra.
(Pietro Vernizzi)