“L’interesse dei poteri forti è soprattutto quello di creare anche in Italia un sistema bipolare che consolidi i centri del potere finanziario, e l’Italicum di Renzi permette appunto di perseguire questo progetto. In un Paese come l’Italia caratterizzato da una grande pluralità di espressioni, volere imporre il bipolarismo è quantomeno una forzatura”. Lo afferma Dimitri Deliolanes, per anni corrispondente da Roma della tv greca Ellinikí Radiofonía Tileórasi (ERT). In un’intervista a Ilsussidiario.net uscita giovedì, il professor Giulio Sapelli aveva osservato: “Mi sembra che ci sia un piccolo establishment che si sta muovendo per ottenere un’integrazione subalterna dell’Italia al capitalismo franco-tedesco”.
Qual è il ruolo giocato dai poteri forti internazionali dietro questa crisi di governo?
E’ un dato di fatto che, almeno da un certo punto di vista, la staffetta Letta-Renzi rafforzi i centri del potere finanziario. Sono 20 anni che in Italia si cerca in una maniera o nell’altra di imporre un sistema bipartitico, e lo strumento più utilizzato per raggiungere questo obiettivo è stata la legge elettorale. L’Italicum di Renzi va proprio in questa direzione. Se vogliamo vedere una forma di pressione da parte dei centri di potere finanziario, la vedrei dunque più in senso strategico che tattico.
Che cosa intende dire?
Intendo dire che l’obiettivo è quello di riformare le istituzioni italiane in senso bipartitico. Nel caso italiano il bipolarismo è una forzatura della dialettica politica.
Perché i poteri forti internazionali dovrebbero trarre un vantaggio da un sistema italiano disegnato in modo bipolare?
Il bipartitismo si è imposto finora soprattutto in Paesi come la Francia e gli Stati Uniti, e in parte anche in Germania e in Gran Bretagna, dove pure questo modello politico è in crisi nel senso che tanto a Londra quanto a Berlino abbiamo dei sistemi di coalizione. Il dato di fatto però è che dove si è affermato il bipartitismo vediamo che la possibilità di un cambiamento reale viene fortemente indebolito. L’Italia è un Paese a forte frantumazione dell’elettorato, caratterizzato da una grande pluralità di espressioni, che talora ma non sempre riesce ad avere voce attraverso le urne. Cercare di cambiare questo dato di fatto attraverso il sistema elettorale come si cercò di fare nel 1991 con il referendum e adesso con l’Italicum rappresenta quindi una forzatura.
Secondo Sansonetti dietro la crisi italiana ci sarebbe uno scontro Germania-Usa. Lei che cosa ne pensa?
Non è certo un segreto che sia in corso uno scontro tra Stati Uniti e Germania sulla politica economica. Più volte pubblicamente il presidente Obama ha condannato la politica di austerità imposta dall’Ue, tanto è vero che all’interno degli Usa ha seguito una politica completamente diversa.
Renzi potrebbe segnare la discontinuità rispetto alla politica di austerità?
Renzi ha il sostegno di un grande finanziere italiano, Davide Serra, non soltanto sul piano ideale ma anche dal punto di vista fattivo. Credo dunque francamente poco a un Renzi anti-austerità, propenso a sostenere l’economia reale e a scontrarsi con le centrali finanziarie. Per quanto riguarda la politica economica, Silvio Berlusconi è stato molto più caustico e duro dello stesso Renzi, mentre da parte del sindaco di Firenze non ho visto prese di posizione così nette.
(Pietro Vernizzi)