Le recenti vicende politiche italiane sono, comprensibilmente, oggetto di decine e decine di analisi da parte di osservatori di ogni ordine e grado. Dato il particolare momento della finanza globale e data la fragilità della situazione economica italiana, le dimissioni di Letta e la nomina a primo ministro di Renzi sono finite negli studi di banche d’affari che si interrogano su quali siano le conseguenze per la terza economia e primo debito pubblico dell’area euro.
Tra le tante analisi uscite merita particolare attenzione quella a cura dell’ufficio studi di Deutsche Bank, non foss’altro perché la Germania è stata un osservatore attentissimo delle vicende politiche italiane e perché è in Germania che si è deciso molto, indirettamente, dei destini economici italiani. Secondo un report pubblicato nella serata di giovedì, l’avvento di Renzi aumenta la probabilità di conseguenze “binarie”; in altre parole, per l’Italia, o va davvero bene o davvero male e si cancellano gli scenari intermedi.
Secondo la banca d’affari tedesca, la svolta di Renzi può essere attribuita a un cambio di priorità; le priorità per il sindaco di Firenze si sarebbero spostate dalle riforme istituzionali a quelle economiche. I timori che le critiche al governo Letta, a causa della difficile situazione economica, si sarebbero potute trasformare in un voto di protesta alle prossime elezioni europee potrebbero aver spinto Renzi a concentrarsi sulle riforme economiche per potersi poi presentare al voto forte di un successo in campo economico. In altre parole, Renzi si troverebbe nelle condizioni di dover avere successo in economia e la sua legittimazione come capo del governo, nota Deutsche Bank, potrebbe arrivare solo dopo l’approvazione e l’implementazione delle riforme economiche. Se Renzi fallisse in questo potrebbe sempre incolpare un supporto non sufficiente da parte dell’attuale maggioranza, ma questo rappresenterebbe il fallimento della decisione presa giovedì.
Deutsche Bank si aspetta che Renzi si concentri principalmente su quattro temi: una riforma del lavoro che riduca il cuneo fiscale attraverso tagli alla spesa, il miglioramento dell’efficienza della Pubblica amministrazione, l’aumento della competitivà del Paese e l’attrazione di investimenti esteri e, infine, l’accorciamento della durata dei processi civili. Si comprende facilmente che il compito non sarebbe particolarmente agevole e che si andrebbero a toccare rendite di posizione e universi, quello dell’amministrazione pubblica per esempio, che nessuno fino a oggi ha nemmeno sfiorato. Non è chiaro se la relativa calma che si è vista in Italia in questi anni di crisi economica rispetto ad altri Paesi in termini di scioperi e livello di protesta sia dovuta a una maggiore maturità o semplicemente al fatto che in realtà non siano stati toccati veramente i nodi dello spreco e dell’inefficienza, soprattutto nel settore pubblico.
L’assetto istituzionale inefficiente, una maggioranza fragile e un parlamento frammentato sono però per la banca tedesca degli intralci notevoli per Renzi, al punto di paragonare il passaggio attuale alla successione di D’Alema a Prodi con la nascita di un governo non di successo e la conseguente vittoria elettorale di Berlusconi. Così oggi se Renzi fallisse aprirebbe le porte a una vittoria di Berlusconi e Grillo visti, da Deutsche Bank, come populisti e irresponsabili.
Il mercato ha puntato su Renzi scommettendo sul fatto che le riforme possano ora finalmente vedere la luce. Le performance borsistiche delle ultime settimane e mesi, il livello raggiunto dallo spread testimoniano l”umore” che si respira sui mercati in cui i rischi e le ciriticità vengono messe in secondo piano; il miglioramento dell’outlook da negativo a stabile di Moody’s di venerdì si inserisce in questo scenario di fondo. L’altro lato della medaglia si trova nella ricerca di Deutsche Bank e, tutto si può dire, tranne che non siano ragionamenti di buon senso.