Che voglia di inventare una nuova rubrica ad hoc – il Maxi-Spillo – per Filippo Taddei: “economista” sconosciuto ai più fino a che Mattei Renzi non lo ha nominato responsabile economico del Pd. Sentite qui: “Sì, una rimodulazione della tassazione delle rendite finanziarie ci sarà”. Non siamo d’accordo, lo abbiamo già scritto su ilsussidiario.net: non è una mossa che – qui e ora – può contribuire a dare stabilità e forza alla ripresa. È un approccio ideologico: lo stesso di chi vuole soltanto – e fin dal primo giorno – Silvio Berlusconi appeso in Piazzale Loreto; di chi impazzisce all’idea di non aver avuto il potere (legittimo) che lui ha avuto e magari i quattrini che il Cavaliere ha fatto perché è stato un imprenditore capace, non un gestore di sussidi pubblici e un “power broker” politico-sindacale. Però in democrazia ha ragione chi ha i numeri per governare, naturalmente fino a prova contraria, cioè fino a quando non si hanno più i numeri per governare: possibilmente verificandolo attraverso il voto. Se quindi il “pensatore economico” di Renzi premier-incaricato è convinto che la Terza Repubblica possa e debba partire con una patrimoniale – più o meno mascherata – sui depositi di banche già debolissime; sul risparmio gestito delle famiglie italiane (non su quello gestito da Davide Serra dalle Isole Cayman); magari anche sui BoT e BTp “dei ricchi”, ebbene: “fiat”, si faccia. Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, si commuoverà, ma sopravviveremo.
È il resto che davvero non si può accettare. “C’è risparmio e risparmio, ci sono ragioni diverse per cui si risparmia”, ha zelantemente sottolineato Taddei. Dunque ci sono risparmiatori “buoni” ma soprattutto risparmiatori “cattivi”: cui dare la caccia come la “Volante Rossa” nel dopoguerra; oppure fucilando nel mucchio: come il premier Giuliano Amato in anni più recenti, prelevando di notte il 6 per mille sui conti correnti di tutti gli italiani per bene. Certo, è troppo pretendere che Taddei abbia letto almeno una volta la Costituzione della democrazia italiana. All’articolo 47: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in TUTTE le sue forme”. Il maiuscolo è nostro: perché Taddei possa leggere meglio. Ma temiamo che alla John Hopkins University (“de-Bologna”…) abbia disimparato anche l’italiano. Invece il genovese Beppe Grillo continua a smozzicarlo, tra una sgrammaticatura e un torpiloquio: il leader di M5S non ha bisogno di far politica per puntare a un ulteriore aumento dei suoi voti, magari già alle prossime elezioni europee. C’è già il responsabile economico del Pd a procacciargli altre centinaia di migliaia di voti. Sempreché quei voti non tornino a Berlusconi medesimo.