Un piano in tre mosse attraverso cui il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, possono far ripartire la crescita nel nostro Paese. La illustra Oscar Giannino, noto economista e conduttore di Radio 24, all’indomani del giuramento del nuovo governo. Nel consiglio dei ministri ci sono Pier Carlo Padoan all’Economia, Giuliano Poletti al Lavoro e Federica Guidi allo Sviluppo economico. Per Giannino, “la mossa più importante in questo momento è giocare d’anticipo presentandosi all’Ecofin del prossimo marzo con un contratto per le riforme, da usare come piattaforma per costruire un’alleanza europea con Francia e Spagna”.
Partiamo dai tre nomi scelti da Renzi per i ministeri economici. Lei come li valuta?
Fin dalle prime mosse del nuovo governo ci sono dei segnali di una maggiore attenzione nei confronti delle imprese. Per esempio non sono di quelli che sparano a zero contro Poletti per il fatto di essere stato a lungo dirigente di Legacoop. Poiché lo conosco direttamente so che il nuovo ministro del Lavoro è un riformista attento alla piccola e piccolissima impresa. Il nuovo ministro per lo Sviluppo, Federica Guidi, viene da Confindustria ed è anche un ponte diretto con il mondo berlusconiano. Il vero perno della nuova quadra è però il responsabile dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che è l’unico ministro che sta una spanna sopra Renzi, per le credenziali internazionali che ha e per l’esperienza accumulata in passato. Renzi e Padoan, che si conoscono pochissimo, dovranno stendere un programma condiviso che rappresenti il perno di quanto dovrà fare il governo.
Quali sono i suoi suggerimenti?
A Renzi suggerirei tre mosse su altrettanti punti fondamentali: spending review, tasse sul lavoro e contratto per le riforme. Partiamo dalla spending review. Basteranno i tagli messi in cantiere da Cottarelli? Il governo deve dare piena copertura politica per anticipare i flussi attesi dalla spending review. Dei 32 miliardi attesi da Cottarelli, quest’anno se ne potranno raccogliere al massimo 7 o 8. Il commissario non va lasciato solo, ma è necessario che la politica si assuma le sue responsabilità. Gli obiettivi della spending review vanno immediatamente ridefiniti e assunti come pilastri dell’azione del governo.
Il nuovo governo riuscirà a tagliare finalmente il cuneo fiscale?
Padoan si è sempre detto a favore di un taglio di Irap e cuneo fiscale, con un intervento sui due scaglioni più bassi dell’Irpef, ora però si tratta di scendere nel dettaglio e Renzi deve condividere con il ministro dell’Economia che cosa vuole fare.
Ritiene che Renzi debba ricontrattare le condizioni poste dai vertici Ue?
Renzi da solo non può fare molto e commetterebbe un errore se volesse elaborare la linea da portare in Europa senza discuterla con i suoi ministri. Padoan è infatti il pilastro per la credibilità internazionale dell’Italia. Il mio consiglio è quello di elaborare una proposta in tre o quattro punti da portare in Ecofin, anticipando il contratto per le riforme. Si tratta di un provvedimento che a fine dicembre l’Europa stava varando come strumento per tutti i Paesi membri, poi l’accordo però è saltato. Renzi e Padoan devono mettere a punto il loro pacchetto di riforme per rilanciare impresa e lavoro. L’obiettivo non deve essere però soltanto quello di ottenere un bollo Ue sul fatto che l’Italia si propone di crescere di più, e quindi si propone di ottenere alcune cose dall’Europa.
Perché ritiene che si tratti di una partita così decisiva?
Perché l’errore del governo Letta è stato quello di non giocare in Europa alla ricerca di alleanze. Hollande sta affrontando difficoltà crescenti, tanto che ha dovuto annunciare che in due anni taglierà di 50 miliardi la spesa e di 30 miliardi le tasse. La Spagna non ha alcun collegamento politico con l’Italia al tavolo dell’Ecofin. Un contratto per le riforme che riguardi l’Italia può consentire di aprire un dialogo innanzitutto con Francia e Spagna, ma non solo, che Padoan poi può gestire nel modo migliore grazie alle sue credenziali internazionali.
(Pietro Vernizzi)