Senza farla troppo lunga: dentro la crisi, quelli della spesa aggregata stanno messi davvero male. La spesa pubblica non spende, costretta anzi alla spending review, per aver speso troppo e male. La spesa privata, privata di un reddito sufficiente alla bisogna, revisiona la spesa anch’essa. La spesa delle imprese, in conto capitale, con i magazzini pieni di merci che si svalutano, si ritrae sdegnosa. Figuriamoci se spende pure per rifornire la scorte. Ci sarebbe da dire della capacità di impresa delle banche, ma lasciamo stare. Orbene, tutti stiamo scalzi e nudi, imbrogliati in una matassa tutta da dipanare.



Sotto a chi tocca! Già, a chi tocca? Può lo Stato spendere se il prelievo fiscale non rifornisce la spesa? Lo fa l’impresa che, nell’attesa di svuotare i magazzini, trova conveniente mettere i profitti in attività finanziarie per ridurre almeno il rischio? Ho capito: ri-tocca a me, seppur scalzo e nudo. Sì, perché quando tutti quelli come me fanno la spesa, ne fanno tanta: il 60% di quella complessiva. Se ho la possibilità di acquistare scarpe e abiti mi rimetto in cammino: faccio crescere il Pil, sprono pure gli aggregati a fare quel 40% che spetta loro.



Già, se svuoto i magazzini, ripristino il valore delle merci lì dentro ficcate, ci sarà chi dovrà investire per riprodurre e rifornire le scorte. Ci sarà lavoro da fare, disoccupati da occupare, più risorse di reddito in giro che pagano l’Iva, l’Irpef, l’Irap che finanziano la spesa pubblica. Aggregati, appunto, appassionatamente a fare, per rifare la crescita.

In fretta però. La combriccola “Libero Mercato spa”, con la crisi, vede contrarsi il capitale generato a 1.500 miliardi di euro in capo d’anno: un bel danno. Orsù, per quanto ridotta la “ciccia” c’è. Occorre riallocarla per adeguatamente ricapitalizzare quelli che, col fare più spesa, più remunerano. C’è un coefficiente moltiplicatore da applicare: la riduzione dei prezzi (attraverso i “social shopping” si può fare. Moltissime imprese già lo fanno, magari solo per ridurre i costi generati dalla sovraccapacità).



Rimpolpato il potere d’acquisto, “moltiplicata la capacità di spesa”, moltiplica pure la capacità competitiva delle imprese; moltiplicano i volumi di produzione, quelli dell’occupazione; moltiplica il monte reddito disponibile nonché il prelievo fiscale su quei remuneri. Buono per rendere la spesa pubblica, se non moltiplicata, almeno più acconcia a poter fare quel che le spetta.