«Diciamolo con chiarezza: per marzo non ci saranno i soldi per i 25mila dipendenti del Comune, per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o raccogliere i rifiuti e neanche per organizzare la santificazione dei due Papi, un evento di portata planetaria».
Diciamolo con chiarezza, caro sindaco di Roma, Ignazio Marino: un politico “riformista” (e in Italia si ricalca ancora: “di sinistra”) non ha paura di qualche giorno di “shutdown” se deve difendere le ragioni del suo budget. È se è un pavido, se non ha più il controllo della sua nave, se non è del tutto in buona fede politico-amministrativa che si rifugia nell’immancabile “scherzo coi santi” della tradizione capitolina. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha tenuto duro un paio di settimane contro i “repubblicani cattivi” che volevano tagliargli le risorse per il rilancio dello “Stato sociale” di marca democrat. Certamente ha lasciato stare i santi, in un Paese dalla Costituzione “sanamente laica”: come è del resto anche quella italiana, peraltro violata (regolarmente) dai laicisti all’amatriciana, sempre pronti a tirarsi sotto la tonaca del Papa.
Diciamolo con chiarezza, caro “sindaco d’Italia” Matteo Renzi: ci auguriamo che la tua neo-ministra “delle Riforme”, Elena Boschi, non ripresenti entro domani il solito avvilente decretino di sanatoria “a piè di lista”. Ci attendiamo che tu faccia del caso Roma un primo banco di prova di come vuoi cambiare il Paese nelle macchine impazzite e fallite della sua amministrazione pubblica. Ci attendiamo che tu invii al sindaco di Roma una letterina simile a quella che il presidente designato della Bce (l’italiano Mario Draghi) inviò al “suo” governo nell’estate 2011: subordinando gli aiuti dell’Europa all’Italia a rigidi programmi di austerity e riforme.