La Corte costituzionale tedesca farà ricorso di fronte alla Corte europea contro il programma Omt della Bce. Il 26 luglio 2012 il presidente della Bce, Mario Draghi, aveva annunciato che era pronto a salvaguardare l’euro con ogni mezzo, anche attraverso l’acquisto massiccio di bond. Per farlo aveva presentato il piano Outright Monetary Transactions (Omt) attraverso cui era riuscito a calmare i mercati. Secondo la Consulta tedesca, però, il governatore della Bce sarebbe andato oltre i suoi poteri stabiliti dal Trattato di Maastricht. Per Luigi Campiglio, professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, «il ricorso della Corte tedesca rischia di togliere di mano a Draghi una pistola che non ha mai sparato. A quel punto i mercati prenderebbero atto del fatto che il presidente della Bce è “disarmato”, e ne trarrebbero le conseguenze con effetti non positivi per l’euro nel suo complesso”.
Professor Campiglio, quali sono le implicazioni di questo ricorso da parte dei giudici tedeschi?
Questo ricorso rappresenta un grosso ostacolo per l’azione della Bce. Qualora venisse definitivamente accolto, si metterebbe fine a qualsiasi prospettiva di interventi mirati sui mercati come è avvenuto negli Usa da parte della Fed. Sarebbe a quel punto difficile immaginare come compiere passi in avanti per una politica monetaria che sia più favorevole alla crescita.
Il ricorso è fondato sul piano giuridico?
Da un certo punto di vista, la Corte costituzionale tedesca ha ragione. La Bce ha come mandato principale la stabilità dei prezzi, mentre la Fed ha sia questo primo obiettivo che quello della lotta alla disoccupazione. Non è un caso che la Federal Reserve abbia ridotto il programma di quantitative easing proprio nel momento in cui il tasso di disoccupazione Usa è diminuito. Per la Bce è quindi impossibile attuare una politica monetaria espansiva con l’obiettivo dichiarato di ridurre la disoccupazione.
Alla fine la Corte europea darà ragione ai giudici tedeschi?
Le probabilità sono elevate, perché per fare rientrare il programma Omt nel mandato della Bce bisognerebbe modificare il trattato di Maastricht. Occorrerebbe cioè esplicitare che il mandato della Bce è sia la stabilità dei prezzi, sia il perseguimento di condizioni favorevoli alla piena occupazione. Il problema è che nel trattato di Maastricht manca una parola fondamentale, cioè “occupazione”. Staremo a vedere quale sarà la risposta della Corte europea.
Quindi il piano di Draghi ha tentato di aggirare i trattati europei?
In modo indiretto, la Bce ha tentato di fare una politica monetaria che tenesse conto dell’occupazione senza dirlo esplicitamente. Se il ricorso della Corte costituzionale tedesca dovesse essere accolto, anche questo margine d’intervento non avrebbe più spazio. Sul piano delle norme la Corte costituzionale tedesca ha molte ragioni, ma non è detto che alla fine l’avrà vinta.
Se il ricorso dovesse essere accolto, a quel punto che cosa accadrebbe?
La dichiarazione di Draghi del 26 luglio 2012 diceva esplicitamente: “Nell’ambito del nostro mandato la Bce è pronta a salvaguardare l’euro con ogni mezzo, e credetemi sarà sufficiente”. La parola chiave qui è “nell’ambito del nostro mandato”. Il programma Omt è “l’arma nucleare” rispetto ai mercati. Non è stata usata effettivamente, e se fosse accolta l’istanza della Corte costituzionale tedesca di fatto ciò negherebbe l’affermazione di Draghi secondo cui il programma Omt si inserirebbe nell’ambito del mandato della Bce.
Quali saranno le conseguenze sui mercati?
L’intervento di Draghi ha rappresentato il momento di svolta decisivo per stabilizzare i mercati finanziari. Se l’istanza tedesca fosse accolta, sarebbe come togliere di mano a Draghi una pistola che in realtà non ha mai sparato. Il presidente della Bce ha minacciato di utilizzare l’Omt, ma non lo ha mai fatto. Se il ricorso della Corte tedesca dovesse essere accolto, a quel punto i mercati potrebbero prendere atto del fatto che la Bce non dispone più di quell’arma di cui aveva minacciato l’utilizzo.
(Pietro Vernizzi)