Come Matteo Renzi, Antonis Samaras, primo ministro ellenico, rimpingua la busta paga dei greci con 14 euro in più al mese, contro gli 80 (circa) annunciati dal nostro presidente del consiglio. Una mossa elettorale che fa ridere (e molto) in patria. A dirlo è Dimitri Deliolanes, da anni corrispondente da Roma della tv greca Ellinikí Radiofonía Tileórasi (ERT), che commenta anche i progetti – ancora ignoti nei dettagli – di Renzi: lo snellimento del farraginoso apparato statale italiano è certamente una buona cosa, ma non è certo un viatico e una molla per lo sviluppo. L’Europa chiederà all’Italia le stesse cose chieste in Grecia? Ancora non lo sappiamo.
In un suo tweet scrive: “Antonis Samaras sulle tracce di Matteo Renzi: distribuisce 14 euro al mese agli indigenti. Votate Nea Demokratia”, che è il partito del leader ellenico.
Quella di Samaras è una mossa simbolica (visto l’entità del bonus) puramente elettorale che in Grecia sta facendo divertire moltissimo, anzi proprio ridere. Il suo partito da 40 anni continua a fare la stessa politica, ormai anacronistica. Visto che l’Italia è un Paese più ricco da 14 diventano 80 euro (circa) i soldi in più in busta paga, ma questa cosa rientra, ripeto, nel dibattito pre-elettorale. Ognuno usa le armi a disposizione per convincere l’elettore.
Agenda economica greca e italiana: quali analogie e quali differenze?
Samaras è al governo ormai da due anni e si conoscono le sue posizioni e ciò che ha fatto (o non fatto); Renzi è arrivato da un mese e non si è mica capito cosa abbia in testa: francamente è impossibile fare un confronto. Io, per lo meno, non ho ancora afferrato quali siano le sue idee, ma penso che lo stesso valga per la stragrande maggioranza della popolazione.
Ma pensa che Renzi farà in Italia quello che l’Europa ha chiesto di fare, tempo fa, alla Grecia?
Giro la domanda: l’Europa chiederà all’Italia le stesse cose chieste in Grecia? Ripeto, chi lo sa! Finora l’Italia ha avuto un atteggiamento diverso perché non si è trovata nella condizione di dover chiedere soldi, sottomettendosi come noi al controllo della Troika. Questo è stato il vostro grande vantaggio.
Al regime fiscale – necessario, visto che non possiamo più permettere di indebitarci – cosa deve seguire? Da dove ripartire?
Domanda da un milione di dollari: bisogna elaborare una politica economica di crescita per tutta l’Europa. Io partirei da una certezza, quella che noi greci abbiamo costruito nel tempo. La certezza è che la politica (applicata negli ultimi tre anni e mezzo) di svalutazione interna per acquisire competitività all’esterno (abbassare il costo del lavoro, comprimere le spese sociali e così via) non funziona. È una ricetta che può forse andare bene in Cina, Turchia e India, ma non in Europa, dove crea solamente tensioni sociali troppo grosse. Cari signori della Troika, cambiate strategia: questa non va bene.
Lo snellimento della macchina statale, con i licenziamenti dei tanti dipendenti che gravano sui conti è una strada giusta da percorrere, che però non basta.
Questa mossa non porta a più sviluppo. Certo, snellire lo Stato è una misura che evita sprechi immotivati. Che ci siano seri problemi di malfunzionamento, di corruzione, di privilegi e giustizia all’interno del sistema pubblico italiano – come in quello greco – nessuna persona assennata lo può smentire. Ma questo problema si risolve attraverso i licenziamenti?
Dice di no?
Non ne sono così convinto, e mi spiego. In Grecia c’è stata una dura campagna di licenziamenti nel settore pubblico: prima era inefficiente, corrotto ed elefantiaco…ora è più ridotto, ma sempre inefficiente e corrotto. Non è dunque questa la soluzione.
(Fabio Franchini)