Renzi e Cottarelli lavorano alacremente al piano di spending review, con il presidente del Consiglio che ha deciso di ridurre soprattutto le retribuzioni ai dirigenti statali e i trasferimenti per infrastrutture ad Anas e Ferrovie dello Stato. Non saranno invece toccate le pensioni, contrariamente a quanto previsto da Cottarelli che pensava a una riduzione di tutte quelle al di sopra dei 26mila euro. Nel frattempo la Camera dei Deputati ha diffuso un comunicato per smentire le slide del commissario straordinario, secondo cui tra il 2009 e il 2014 le spese di Montecitorio non avrebbero subito alcuna riduzione. Ilsussidiario.net ha intervistato Gustavo Piga, professore di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma.



Alla fine Cottarelli riuscirà a mantenere gli impegni sui tagli della spesa?

Gli impegni sui tagli della spesa li deve prendere il presidente del Consiglio dei ministri. In questo momento non è chiaro quali siano i suoi impegni, e mi auguro che lo sapremo quando uscirà il Def del ministro Padoan. In questo momento non c’è un impegno da parte di nessuno, ma soltanto l’individuazione di possibili fonti di eventuali risparmi. Il presidente del Consiglio dei ministri ha spiegato di non essere interessato ad alcune di queste voci come quella sulle pensioni. Sono molto contento che ci sia un premier che prenda piena responsabilità per questo, e che il commissario Cottarelli stia lavorando fianco a fianco con lui.



Lei come valuta il lavoro sulla spending review compiuto finora?

Il vero problema è che Cottarelli non ci dice in che modo saranno individuati i risparmi e tagliati gli sprechi. Risparmio significa semplicemente spendere meno, mentre qui si tratta di spendere meglio. L’importante è sapere che questi tagli sono effettivamente riduzioni di sprechi, e non di qualcosa di necessario. Per capire questo non ci bastano 72 slide, ma occorre un cambiamento organizzativo della macchina della spending review.

Basta questo per ottenere risultati dalla spending review?

Ovviamente no. Ci vuole anche un coordinamento tra istituzioni come l’Antitrust, l’Autorità anti-corruzione, la Guardia di Finanza e l’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici, e sono necessarie delle capacità informatiche per ottenere i dati. Non so se Cottarelli abbia pensato al modo in cui andrà a trovare gli sprechi da tagliare, ma spero che su questo ci sia al più presto un chiarimento. Tra le ipotesi c’è la centralizzazione degli appalti, ma non credo che quest’ultima sia di per sé un toccasana, molto dipende da come sarà fatta. E’ giusto individuare i capitoli di spesa cui applicare i tagli, ma dentro a quei capitoli ci sono numerose cose importanti che servono al Paese. E poi con i soldi ottenuti tagliando gli sprechi, più che abbassare le tasse sarebbe comunque importante fare maggiori investimenti pubblici.



 

La Camera dei deputati ha smentito Cottarelli sui tagli dei costi della politica. Lei che cosa ne pensa?

Cottarelli ha aggregato i dati di Camera, Senato e Corte costituzionale e Montecitorio ha risparmiato di più degli altri due organi dello Stato. La Camera ha quindi sottolineato che questo grafico non rappresenta l’andamento in modo corretto. Non si può però affermare che Cottarelli abbia scritto cose non veritiere. C’è stata quindi una polemica tra la Camera e il professor Roberto Perotti legata al fatto di leggere i dati in modo diverso. Le definirei però delle normali schermaglie che avvengono quando si tratta di decidere dove tagliare. Non vi attribuirei un’importanza eccessiva, mentre preferirei che Cottarelli e Renzi anziché affidarsi a battute sui giornali continuassero ad andare d’amore e d’accordo. Spero che dopo il ritorno di Renzi dal viaggio a Bruxelles incomincino a lavorare insieme e con la volontà comune di fare bene, perché l’uno ha bisogno dell’altro.

 

(Pietro Vernizzi)

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