Palazzo Chigi vara un piano da 60 miliardi di euro per sbloccare i debiti della pubblica amministrazione grazie alla Cassa depositi e prestiti. Un programma positivo che in Spagna ha già funzionato, ma che presenta diverse criticità. In primo luogo, gli azionisti privati di Cdp, cioè le fondazioni bancarie, mirano innanzitutto ai dividendi e quindi potrebbero diventare un potenziale limite. In secondo luogo, è necessaria una strategia più oculata per i fondi strategici che gravitano intorno a Cdp. La Cassa depositi e prestiti inoltre non può assicurare agli investitori ritorni a breve termine, perché questo contraddirebbe il suo ruolo sociale. Proprio come per Poste Italiane, i cui sportelli sono per esempio indispensabili nelle aree periferiche.



Cdp: un pagatore d’emergenza per 60 miliardi di debiti della Pubblica amministrazione – La Cdp può ma soprattutto deve svolgere il suo ruolo nello sbloccare i pagamenti della Pa alle imprese: chi altro potrebbe farlo? Peraltro questo non è vera partita di giro perche non diventa debito pubblico attraverso la Cdp,essendo questa privata. Lo stesso progetto è stato fatto in Spagna, con successo. Sinceramente che Fitch abbia subito “acceso un faro” sul rating Cdp è rilevante? Dobbiamo emanciparci dai fari delle agenzie di rating, come peraltro dalle minacce di Bruxelles. Altrimenti non faremo più nulla.



Cdp: nuova IRI o nuova Mediobanca nella ripresa italiana? – Forse è più corretto riandare a un’altra grande istituzione del primo dopoguerra repubblicano – l’Istituto mobiliare italiano, principale banca di credito industriale – che a una holding statale come l’Iri e tanto meno al “centauro”di Mediobanca. I finanziamenti a medio e lungo termine in Italia nessuno li fa più, dopo la scomparsa di IMI che venne incorporata nel Sanpaolo negli anni 2000. Mancando questi, che furono sostituiti in modo insufficiente da collocamenti obbligazionari sui mercati, (insufficienti perche ne beneficiarono solo le grandi imprese quotate e non le medie imprese), mancarono i supporti finanziari agli investimenti. Oggi più che mai necessari perché i privati non investono. Come Iri dovrebbe avere uno statuto diverso. La Cdp dall’epoca dell’apertura del suo capitale ha certamente svolto un ruolo di sostegno alle privatizzazioni di gruppi di Stato strategici consentendo di far cassa mantenendo il controllo nelle mani dello stato (Eni, Enel, ecc) . Non ha però ancora esercitato davvero un ruolo centrale ed incisivo come azionista di queste imprese. Nessuno.



Non credo voglia o possa esser una nuova Mediobanca invece, poichè da almeno 10 anni Mediobanca purtroppo non ha avuto un gran ruolo nell’economia italiana, avendo avuto, di fatto, praticamente un solo cliente: Generali (e si è visto cos’è accaduto nel frattempo). Cdp dovrebbe invece avere un ruolo ancor più importante nel sostegno allo sviluppo delle medie imprese trainanti la nostra economia. A lungo termine però. E qui l’ostacolo possono diventarlo però i suoi azionisti privati (le Fondazioni bancarie) che vogliono, necessitano, dividendi. Così in un momento cruciale per il Paese le Fondazioni bancarie che sono state utilissime, potrebbero ora rivelarsi un potenziale limite. Ribadisco: un limite potenziale, come lo sono, in alcuni casi, per la soluzione della ricapitalizzazione delle banche da loro possedute. Il management della Cassa è in ogni caso di altissima qualità e saprà attuare soluzioni.

 

La Cdp e i suoi satelliti: quale strategia per i fondi strategici? – Il fondo F2i ha già un ruolo unico nelle infrastrutture nel Paese, ha già fatto quel che doveva fare e ora sta completandolo. Fattore di successo è la capacità del suo amministratore delegato Vito Gamberale, il maggior esperto di infrastrutture del Paese, sostenuto a spada tratta fino a ieri dal “past president” Ettore Gotti Tedeschi. Può F2i comperare la Telecom? Io credo che si possa chiedere solamente a Gamberale, personalmente credo che se F2i entrasse nel capitale di Telecom e ne indirizzasse strategia e la gestione, Telecom potrebbe solo avere vantaggi, per il sistema-Paese. Fondo Strategico Italiano è nato quale idea del ministro Giulio Tremonti per supportare la crescita e difendere l’italianità quando gruppi stranieri – magari controllati da Stati stranieri – potevano manifestare interessi su imprese non difendibili, di imprese trainanti e strategiche del paese. Alitalia ormai non credo possa esser più considerata salvabile da un Fondo Strategico, proprio per le strategie di risanamento necessarie che FSI non potrebbe realizzare. Temo che AZ ormai sia attraente solo come HUB a compagnie straniere. Purtroppo, perche la qualità del personale AZ è unica in Europa. Mentre ritengo che FSI possa fare un buon progetto per Ansaldo. Peraltro FSI ha un eccellente Ceo, ex banchiere d’affari fra i più stimati (Tamagnini). CDP sgr (Social Housing) dovrebbe poter decuplicare le sue risorse , si pensi che sta di fatto diventando il maggior fondo immobiliare italiano e ha di fronte a sè la prospettiva delle innumerevoli risorse immobiliari (pubbliche e private ) da privatizzare, anch’essa ha professionalità eccellenti.

 

L’azionariato Cdp, con le Fondazioni partner di minoranza del Tesoro, funziona? – Tutto dipende sempre da che cosa deve esser Cdp in questo momento. È evidente che, se fosse possibile, sarebbe opportuno che aprisse ad altri investitori, ma questi poi cosa potrebbero aspettarsi? Un ritorno a breve o a lungo termine? Cdp oggi non può assicurare a investitori ritorni a breve, perchè ciò contraddirebbe il suo ruolo “sociale”, al momento. Non sarebbe male coinvolgere investitori stranieri, magari per specifiche iniziative, dove costoro possano portare capitali e valori sinergici vari. Ma caso per caso.

 

Il piano di privatizzazione delle Poste può rendere problematico l’attuale “cordone ombelicale” fra risparmio postale e Cdp? – È evidente che esistono cordoni ombelicali tra Poste e Cdp: il risparmio postale raccolto viene acquisito dalla Cassa per i suoi diversi fini statutari. Ma per quanto riguarda le Poste il problema maggior sta nel suo ruolo anche sociale nel Paese. Una promessa di crescita di valore, post quotazione, che passasse anche da “efficienza e riduzione costi”, potrebbe metter a rischio sportelli postali in aree periferiche, che sono il solo collegamento “con il resto del mondo” per aree geografiche periferiche o per varie ragioni meno sviluppate. Percorso alternativo potrebbe essere creare una Posta “azienda quotabile”, separata dalla Posta “agenzia sociale”. Certo andrebbe ben studiato: ma credo che l’avesse puntualmente studiato Corrado Passera – a suo tempo amministratore delegato delle Poste e ultimamente ministro dello Sviluppo economico.