Il bonus da 80 euro per i lavoratori dipendenti con meno di 1.500 euro di stipendio e i cinque punti in meno di Irap non rappresentano un’effettiva riduzione delle tasse, in quanto sono compensati da aggravi su altri fronti. A farne le spese saranno innanzitutto i cittadini che dispongono di un conto corrente, in quanto la tassazione sulle rendite finanziarie passa dal 20% al 26%. A esserne interessati saranno tutti gli strumenti finanziari, compresi i conti di deposito di banche e Poste. La nuova aliquota sarà applicata a partire dal primo luglio, anche se ne saranno esclusi i titoli di Stato come Bot e Btp sui cui rendimenti continuerà a essere applicata la vecchia aliquota del 12,5%. A pagare il conto saranno anche le imprese che hanno rivalutato i beni patrimoniali, per le quali è cancellata la possibilità di un pagamento in tre rate sostituite da una rata unica. Saranno inoltre sottratti 400 milioni di agevolazioni alle imprese agricole. La limitazione dell’esenzione sull’Imu per le aree svantaggiate garantirà maggiori introiti da 350 milioni di euro, cui si aggiungerà un taglio da 33 milioni per le imprese che producono energia elettrica. Come spiega Gustavo Piga, professore di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma, con il bonus da 80 euro non si introduce un’effettiva riduzione delle tasse, ma soltanto una loro redistribuzione.
Professore, perché ritiene che complessivamente la pressione fiscale non calerà?
Dopo questa manovra le dimensioni della torta rimangono identiche, ma la torta sarà ripartita in modo diverso e in particolare una parte più significativa del Pil italiano andrà ai meno abbienti. Tenuto conto di tutti gli effetti collaterali del bonus da 80 euro, c’è comunque un effetto redistributivo e un buon modo per misurarlo è anche “l’arrabbiatura” delle banche. Se le banche riuscissero a trasportare questi costi maggiori sui loro clienti non protesterebbero così tanto.
Quali saranno gli effetti complessivi della manovra sull’Irpef?
La vera questione è se oltre ad alleviare la situazione di alcune persone e i bilanci di alcune famiglie, il bonus riesca anche a creare più crescita. Ciò che ci dobbiamo chiedere è che cosa faranno queste famiglie con questi soldi, se li spenderanno attivando un circolo virtuoso all’interno delle imprese che vendono prodotti, o se invece sceglieranno di risparmiarli.
Eppure Renzi ha scelto di far passare la tassa sulle rendite finanziarie dal 20% al 26%…
Ciò significa che i lavoratori metteranno il bonus da 80 euro nei depositi bancari che poi saranno ulteriormente tassati attraverso l’imposta sulle rendite finanziarie del governo Renzi. C’è quindi anche un elemento tale per cui si sottrae con una mano ciò che si dà con l’altra, anche se io però non lo esagererei. Sicuramente questa è una manovra redistributiva, che favorisce i dipendenti con meno di 1.500 euro di stipendio al mese i quali dichiarano correttamente i loro redditi, anche se a beneficiarne potrebbero essere anche degli evasori i quali dichiarano dei redditi bassi. Insomma, io ho parecchi dubbi sul fatto che attraverso il bonus da 80 euro di Matteo Renzi si produrrà un effetto crescita, anche se sono abbastanza convinto del fatto che in questo modo si attuerà una forma di redistribuzione.
Che cosa ne pensa del fatto che pensionati, incapienti e disoccupati siano esclusi dal bonus, ma debbano pagare una tassa più pesante sul loro conto corrente?
Intanto bisogna vedere se i pensionati abbiano un conto corrente o se preferiscano tenere i loro soldi sotto al materasso come avveniva una volta. Dubito comunque che un povero finisca per rimetterci dal decreto fiscale di Renzi, anche se non c’è il minimo dubbio che questa manovra abbia comunque un contenuto redistributivo. Gli 80 euro sono un numero per eccesso, in quanto ci saranno poi delle tasse che colpiranno chi riceverà il bonus. Però non c’è dubbio che si tratti di qualcosa che leva ai più ricchi e dà ai più poveri.
Non sarebbe stata auspicabile un’effettiva riduzione della pressione fiscale?
Indubbiamente, o comunque un finanziamento del bonus attraverso una riduzione degli sprechi. Anche se paradossalmente, quando si abbatte uno spreco si sottrae a chi riceveva quei soldi indebiti. Poniamo, per esempio, che si faccia un appalto con uno spreco, pagandolo troppo. Se si finanzia il bonus da 80 euro con l’eliminazione dello spreco, si leva comunque a chi beneficiava di quest’ultimo. C’è un’enorme parte di redistribuzione, che avviene attraverso la tassa sulle rendite finanziarie e il taglio della spesa pubblica e degli sprechi.
(Pietro Vernizzi)