«Il governo italiano si rifiuti di pagare un solo euro per accontentare Etihad. I contribuenti italiani hanno speso fin troppi soldi per salvare Alitalia, ora è giusto che la compagnia aerea riesca a trovare una soluzione con le sue forze». A rimarcarlo è il professor Marco Ponti, esperto di trasporti del Politecnico di Milano. Ieri è giunta a Roma la lettera di risposta di Etihad e presto si capirà se la trattativa potrà essere chiusa in tempi brevi.



Professor Ponti, che cosa dovrebbe fare il governo per rendere più appetibile un ingresso di Etihad in Alitalia?

Dipende da qual è l’obiettivo. Se è salvare Alitalia è un conto, se è garantire buoni servizi aerei ai cittadini o fare in modo che i contribuenti italiani non debbano pagare ancora, il discorso è completamente diverso.



Secondo lei, qual è la scelta migliore?

Ritengo che il governo non debba muovere un dito, in quanto le richieste di Etihad sono molto costose per i contribuenti italiani. Mi riferisco in particolare alla rinegoziazione del debito e alla risoluzione delle cause pendenti, per le quali a pagare saranno ancora una volta gli italiani. Dopo le somme versate attraverso Poste Italiane, ritengo vergognosi questi continui interventi pubblici per salvare un’azienda che finora è costata 5 miliardi allo Stato.

Come valuta invece la richiesta di 3mila esuberi?

Gli esuberi sono molto dispendiosi per l’erario e per i viaggiatori. In passato è stato sottoscritto un accordo per sette anni di ammortizzatori sociali. Si continuerà ancora su questa strada e quindi pagheremo ancora noi. Un’altra richiesta è la riduzione della concorrenza delle compagnie low cost, che comporta un ulteriore danno per i viaggiatori italiani. Anche gli interventi infrastrutturali per collegare Fiumicino con l’alta velocità ferroviaria comporteranno un esborso di altri soldi pubblici. Il governo dovrebbe rispondere che non spenderà un solo euro e che Etihad se la dovrà vedere solo con Alitalia.



Air France può ancora entrare in gioco?

Bisogna vedere, in quanto Etihad è molto interessata all’affare per il buon posizionamento del mercato italiano, con Fiumicino che può realmente dare risultati importanti. Vediamo a questo punto se Etihad abbasserà le sue richieste o porrà delle condizioni tali per cui Air France potrebbe essere interessata. Non dimentichiamoci che i francesi hanno già dei problemi rilevanti in casa propria, altrimenti rappresenterebbero la soluzione fisiologica per Alitalia.

 

Per Alitalia l’alternativa è tra l’ingresso di Etihad e il fallimento?

Esistono numerose alternative, di cui una è il commissariamento. Lo stesso fallimento però non è una tragedia, in quanto i cittadini che volano con Alitalia troverebbero comunque qualcuno in grado di prendere il suo posto. Non si comprende questa disparità di trattamento, tale per cui i raccoglitori di pomodori del Meridione possono rimanere senza un’occupazione da un giorno all’altro, mentre i piloti di Alitalia assunti seguendo criteri politici devono essere protetti a tutti i costi. Cominciamo a tutelare i più deboli, non i più forti.

 

La prospettiva del fallimento è comunque una carta in mano a Etihad per imporre le sue condizioni?

Quella tra Etihad e Alitalia è una normale trattativa industriale. Chi investe in un’impresa molto indebitata vuole condizioni tali per cui non debba pagare di tasca propria. Alitalia è un’impresa fallita e con relazioni industriali molto problematiche, è quindi comprensibile che un acquirente che rischia una montagna di soldi voglia delle condizioni per ridurre al minimo questo rischio.

 

(Pietro Vernizzi)