Quando un tizio invece di cibarsi ingrassa, veste alla moda che passa di moda e per andare da qui a lì acquista un Suv, cos’è? Uno squinternato, sentenzia la Sociologia. Quelli, che la fanno, dicono pure come tal tizio sia etero-diretto, afflitto da insipienza, irresponsabile per sé e per quanto gli sta attorno; abbaia alla luna, si piscia sulle scarpe. Tal dire lo ha inviso ai più, quei più come lui.
Subìto il dileggio di chi lo studia, di quelli che lo raccontano; circondato da agenti a fini di lucro, che lo vogliono in-formare/con-vincere; da altri agenti che con i consigli per gli acquisti lo depredano della domanda; così agito, tutti quelli che hanno da vendere lo vogliono perché vuole tutto. E quando lo squinternato, squattrinato, non ce la fa più a dare credito a tal dire, si scorge quello che neanche quelli che studiano l’economia potevano immaginare.
Sì, perché quegli atti che lo screditano costituiscono il ruolo, gli danno la forza che le dicerie degli untori non riescono a scalzare. Fa ancor di più: ben oltre quel che il buon senso consigli, la ragione preveda, il portafoglio possa: si affranca dal bisogno!
Orbene in un tempo, quello dell’economia dei consumi, dove il solo bisogno non smaltisce quanto viene prodotto, viene alla ribalta chi si fa artefice dell’andare oltre quel bisogno. Nel farlo, fa al meglio per fare la crescita; per farla occupa il centro di gravità del meccanismo della produzione, facendone salire la produttività di sistema.
Tutto questo manca di essere intercettato dal pensiero sociologico. Sociologi, o solo miopi? E tali consumatori, imbelli? E i policy-maker poi, che non dispongono un’idonea allocazione della ricchezza, affinché agli ex imbelli oggi agenti economici non manchi il foraggio per foraggiare la crescita, sono miopi o pure imbelli? E quei facinorosi intellettuali che disdegnano tutto quel che passa a un palmo dal loro naso, pur’essi renitenti alla guerra? Se, insomma, dire imbelle di quel tizio non dice molto, chiarisce i fatti ancora meno.