Alcune notizie recenti rendono giustizia alla realtà della crisi, rispetto ai tanti annunci roboanti. “Il produttore giapponese di piccole auto e due ruote Suzuki ha generato profitti record durante l’anno fiscale 2013-2014, sostenuta da uno yen più debole e da una maggiore domanda in Giappone per ragioni fiscali, prima dell’aumento dell’Iva ad aprile di quest’anno”. Ecco come si fa ripresa: svalutazione monetaria e minori tasse. “I prestiti del sistema bancario al settore privato […] hanno registrato una contrazione su base annua del 3,3% a marzo”. Ecco come vanno le cose da noi, grazie al sistema perverso che fornisce liquidità illimitata alle banche e al sistema finanziario, ma non all’economia reale.
Sono ormai passati quattro anni tondi da quando ho iniziato a scrivere su queste pagine. Allora il tema caldo era la crisi della Grecia. Così scrivevo, riportando le parole di Mauro Bottarelli: “Guardiamoci in faccia e parliamo di numeri. La Grecia non può fare ciò che promette e rischia di innescare un domino di instabilità ancora peggiore in tempi brevi. Il perché è presto detto: il governo Papandreu dovrebbe tagliare del 16% gli stipendi dei dipendenti pubblici, alzare l’Iva al 23%, tagliare il deficit primario del 12% rispetto al Pil entro tre anni”. Lo hanno fatto e il risultato è che il debito greco è salito al 170%.
Scrivevo ancora: “In effetti, con il prestito in atto, una parte del debito greco viene passato ad altri paesi europei. Ma sempre di debito si tratta. E poi cosa dovrebbe accadere? La Grecia dovrebbe iniziare ad avere degli avanzi di bilancio, con i quali pagare sia gli interessi del debito attuale, sia tutto il nuovo debito appena ricevuto. E come potrebbe avere un avanzo di bilancio? Solo con un disavanzo degli altri paesi europei nei confronti della Grecia. Quindi alla fine pagheremo sempre noi”. Sono stato facile profeta: è aumentato il debito della Grecia e pure il nostro, insieme a quello degli altri paesi europei. Inoltre, di ripresa non v’è traccia.
In questi mesi tutti gli organi istituzionali stanno sbandierando una ripresa che non c’è nei fatti. Come ho già detto in altre situazioni, se non c’è aumento dell’occupazione la ripresa è solo un trucco contabile. Ed è esattamente quello che hanno messo in atto: hanno cambiato le regole di calcolo del Pil, ottenendo un aumento che gli esperti hanno calcolato pari al 2,4% nell’Eurozona. A riprova di una situazione fuori controllo, l’annuncio del Governatore della Bce Draghi: a giugno sono previsti nuovi interventi della Bce. E le borse salgono tutte, in particolare le azioni delle banche, come se questo comportasse un qualche beneficio reale per l’economia: perché ormai lo sanno tutti (e i dati sopra riportati lo confermano), i crediti continuano a calare.
Di fronte a questo disastro, c’è poco da fare, se non capire che la Bce per l’economia reale è inerme. Lo ha capito, e lo dice chiaramente, anche Flavio Briatore, invitato all’Università per dire la sua: “Le start up? Solo fuffa. Ci riesce uno su 100, è meglio che i giovani si mettano a fare lavori normali. Non voglio portare sfiga, ma per voi non ci sono opportunità, apritevi magari una pizzeria. Così se fallisce almeno vi mangiate una pizza. Se fallisce la start up non vi rimane neppure quello”.
E dello stesso tono le affermazioni di Felix Zulauf, rinomato gestore di fondi a livello mondiale: “Nessuno gestisce i fondi peggio delle banche […]. Non le colpevolizzo perché sono il meccanismo di ricezione e trasmissione di tutta la moneta che viene stampata dalle banche centrali. Sono inondate da moneta conveniente o gratis e devono fare qualcosa con questi soldi […]. Nel sistema è presente una terribile speculazione, tutto grazie alla stampa di moneta e al mare di liquidità che viene utilizzato molto più per le operazioni di carry trade che attivato per creare domanda nell’economia reale. E Janet Yellen (presidente della Fed) non lo capisce. Pensa di poter migliorare il fronte occupazionale stampando moneta come pazzi. Non ha senso. È peggio di Greenspan e Bernanke messi insieme”.
Bene, siamo in buone mani. Ma non finisce qui la sua impietosa analisi: “L’oro […] è una moneta che non fa parte di nessun bilancio di nessuna banca centrale ed è una moneta che non ha debiti. È un asset reale, lo è stato per migliaia di anni e continuerà a esserlo. La moneta cartacea è diversa. L’oro è sopravvissuto a tutte le monete. E tutti i sistemi valutari alla fine collasseranno, nel lungo termine. Non so quando, ma accadrà”. Inevitabile, finché utilizzeremo una moneta che è un debito. Inevitabile? Forse no, se ci svegliamo per tempo e usciamo dall’incubo.