Scontro finale tra Jean-Claude Juncker e Martin Schulz, i due principali candidati per la presidenza della Commissione Europea. Il primo è sostenuto dal Ppe, cui nel nostro Paese aderiscono Forza Italia, Nuovo Centro Destra, Udc e Popolari per l’Italia, il secondo dal Pse, di cui fa parte il Pd. Il prossimo 25 maggio gli elettori saranno chiamati a esprimersi non solo sui candidati al Parlamento europeo, ma anche sul nuovo presidente della Commissione Ue attraverso le liste che lo sostengono. Abbiamo chiesto a Carlo Pelanda, professore di Politica ed Economia internazionale nell’Università della Georgia, di spiegarci che cosa cambierà per l’Italia a seconda che a vincere sia Juncker o Schulz.
Professor Pelanda, quali sono i vantaggi di Juncker rispetto al suo rivale?
Juncker ha un grande vantaggio rispetto a Schulz ed è la sua esperienza. Il candidato del Ppe ha trascorso una vita intera nell’ambiente europeo tra Consigli intergovernativi ed Ecofin e ha una buona capacità negoziale. Juncker inoltre è abbastanza ben visto dai tedeschi, ma non è totalmente filo-tedesco. In un ruolo come quello di presidente della Commissione Ue occorrono persone molto esperte. Poiché ci troviamo in un ambiente internazionale, quello del Presidente della Commissione Ue non sarà un vero e proprio ruolo esecutivo.
Quali sono invece le qualità positive di Schulz?
Schulz a sua volta ha accumulato anni di esperienza al Parlamento Ue ed è un social-democratico pragmatico. Inoltre, farà di tutto pur di mettere i bastoni fra le ruote alla Merkel, la quale sostiene il Ppe. Tanto Juncker quanto Schulz hanno lo stesso livello di europeismo, anche se il socialista dei due potrebbe avere il pregio di voler contrastare le posizioni nazionaliste di Angela Merkel. Proprio in quanto tedesco, Schulz potrebbe svolgere una missione di difesa dell’Europa contro la supremazia della Germania. In termini concreti, però, ciò significa poco, in quanto ciò che conta è quello che decidono le nazioni, non la Commissione Ue.
Come valuta le diverse posizioni sul tetto del deficit/Pil al 3%?
La Commissione Ue è il custode dei Trattati, e se il Trattato Ue prevede che il rapporto deficit/Pil debba essere al di sotto del 3% non si può fare altrimenti. Al primo posto ci sono delle valutazioni politiche, e quindi i rapporti di forza tra i vari Stati. Non credo però che la personalità di chi rivestirà il ruolo di presidente della Commissione possa modificare la regola del 3% inserita nei Trattati. La Commissione deve applicare il Trattato, non può inventarsi una sua interpretazione.
Quali compiti spetteranno dunque alla Commissione?
Ci sono tanti regolamenti sui quali può intervenire, e che sono molto influenzati dalla discrezionalità dei commissari. Il presidente della Commissione può raccomandare una certa linea, per esempio, sulla difesa dalla contraffazione di prodotti tipici come il Parmigiano Reggiano.
Con rispetto parlando, ma davvero a essere in gioco è solo il Parmigiano Reggiano?
Il fatto che in Parlamento ci sia una maggioranza di centrodestra o di centrosinistra avrà senz’altro un suo significato, in quanto ci sarà una pressione morale che avrà pur sempre qualche conseguenza. L’unica cosa veramente importante che l’Ue sta trattando è il negoziato di libero scambio con gli Stati Uniti. Su questo la Commissione Ue ha una delega a priori da parte di tutti i governi, per portare autonomamente il negoziato fino alla sua conclusione tecnica.
Può spiegare meglio perché la Commissione Ue ha poteri meno rilevanti di quanto si pensi comunemente?
Il punto è che a livello europeo esistono trattati tra le nazioni, ma la Commissione Ue è un segretariato con la funzione di custode dell’esecuzione di questi trattati. Un altro discorso vale invece per l’Eurozona, in quanto i trattati hanno un impatto diretto sulla moneta unica. L’Eurozona è molto vincolante, anche a livello di bilancio dei singoli Stati. Esistono dunque due Europe: l’Eurozona ha un grado maggiore di strutturazione; l’Ue invece è priva di una sua politica, di un suo governo, di una sua difesa. Più che di Unione europea si dovrebbe dunque parlare di un’alleanza europea che è particolarmente strutturata nell’Eurozona.
(Pietro Vernizzi)