La maggioranza degli elettori nelle 28 nazioni dell’Ue e nelle 18 dell’Eurozona resta favorevole alla continuazione della costruzione europea. Ma la non elevata partecipazione al voto e la crescita di movimenti “uscitisti”, o dall’euro o perfino dall’Ue, mostrano che la continuità europea è e sarà sempre più sfidata dal ritorno del nazionalismo. Non si tratta di un nazionalismo aggressivo verso altri, ma di uno protezionista o “chiusista”, basato sulla percezione che il trasferimento dei poteri dalla nazione a un centro europeo comporti più svantaggi che vantaggi.



Irrazionale? In realtà, i dati relativi all’Eurozona mostrano che negli ultimi cinque anni almeno un terzo della popolazione ha peggiorato la propria posizione economica. Non tanto per la crisi finanziaria globale esplosa nel 2008, ma per l’incapacità di reagire al suo impatto con contromisure di politica economica e monetaria adeguate. In particolare, le nazioni che hanno ceduto la sovranità monetaria alla Bce e quella sul proprio bilancio statale alla Commissione europea non hanno potuto utilizzare strumenti straordinari.



Da un lato, molte nazioni, tra cui Francia e Italia, si sono trovate bloccate dalla loro inefficienza interna. Dall’altro, non hanno avuto il permesso dall’Eurozona germanizzata di salvare la propria popolazione in bisogno. Pertanto c’è una correlazione significativa tra impoverimento e chiusismo o protesta antieuropea.

Va poi sottolineato che l’Ue ha perso lo status simbolico di alleanza alla pari tra nazioni e viene sempre più percepita, particolarmente nell’Eurozona, come un dominio tedesco. Berlino esprime tale dominio pretendendo che il proprio criterio nazionale non possa essere modificato da altri e ciò, ovviamente, genera reazioni nazionaliste simmetriche, nonché una minore affezione complessiva all’idea di Europa.



Scenario: se l’Eurozona continuerà a produrre politiche impoverenti e se il dominio della Germania, percepito come negativo proprio per l’effetto impoverente della sua influenza rigorista a livello di politica monetaria ed economica, non verrà bilanciato, allora sarà sempre più probabile una dissoluzione dell’euro e un disfacimento della stessa Ue.

Per evitarlo ci sono soluzioni tecniche: (a) modificare lo statuto della Bce affinché possa attuare politiche monetarie e del cambio adeguate; (b) creare una meccanismo europeo di sostegno alle nazioni che vogliano fare riforme di efficienza. Ma potranno essere realizzate solo se si trova un modo per riportare la Germania da una posizione di rigidità a una di responsabilità europea. Non sarà facile e questo è il punto critico.

 

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