Era uno dei tanti punti dell’agenda Renzi: alzare la tassazione sulle rendite finanziarie – dal 20 al 26% – al fine di finanziare (seppur in parte) lo sgravio Irpef sui lavoratori all’interno di quella manovra per garantire i famigerati 80 euro in più in busta paga a fine mesi a tutti i contribuenti con un reddito che va dagli 8.000 ai 24.000 euro lordi all’anno. A differenza però da quelle che sembravano essere le intenzioni originarie, l’incremento delle imposte riguarderà anche i conti correnti, i conti e certificati di deposito, e anche i libretti postali. Esclusi, invece, i titoli di Stato. A passare ai razzi x il provvedimento dell’esecutivo (che sarà attivo a partire dal 1 luglio) ci ha pensato adviseonly, che ha riepilogato come cambierà la tassazione sui vari strumenti finanziari. In primis, per conti correnti bancari, postali e conti deposito l’aliquota sarà del 26%, così come per le obbligazioni bancarie e societarie (italiane ed estere), azioni italiane ed estere (escluse dalla “Black list”). I fondi comuni mobiliari, gli ETF e le Polizze unit-inked o index-linked, saranno tassati al 26% (con il 12.% per la parte investita in titoli di Stato). I titoli di risparmio per l’economia meridionale e i Project Bond vedranno un 5% sugli interessi e un 20% sulle plusvalenze. Infine, come detto, per  i Titoli di Stato italiani (ed equiparati) e dei Paesi “White List” l’aliquota è del 12.5%.



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