Il processo di ristrutturazione di Alitalia sarà “doloroso”. Presto ci sarà un incontro con i sindacati per discutere dei circa 2.200 esuberi. Nel frattempo resta aperto il nodo dei debiti dell’azienda. “Gli istituti di credito stanno facendo il massimo e, mi creda, non siamo lontani dalla quadratura del cerchio. Tutti gli azionisti, banche e soci industriali, sono infatti consapevoli che non c’è alternativa ad Etihad se si vuole dare una prospettiva di sviluppo alla compagnia”, ha affermato Gabriele Del Torchio, amministratore delegato di Alitalia, in un’intervista pubblicata su Il Messaggero. Anche se alcuni quotidiani ieri parlavano dell’insoddisfazione di due banche, il Monte dei Paschi di Siena e la Popolare di Sondrio, meno favorevoli di Unicredit e Intesa Sanpaolo ad accettare le condizioni di Etihad. Ne abbiamo parlato con Andrea Boitani, professore di Economia politica all’Università Cattolica di Milano.
Al di fuori della situazione dei debiti e dei dipendenti di Alitalia, si discute in questo periodo del nodo degli aeroporti lombardi. Come ritiene che possa essere risolto?
In un regime di libera concorrenza gli aeroporti attraggono il traffico che sono capaci di attrarre. Sia Linate sia Malpensa possono avere il loro ruolo, e dovrebbero essere in grado di attrarre compagnie aeree che fanno voli consoni al tipo di aeroporto. Linate in futuro sarà sempre più il “city airport”, più costoso di Malpensa dal punto di vista delle compagnie aeree.
Che cosa cambierà per Linate e Malpensa con l’arrivo di Etihad?
Se Linate e Malpensa fossero gestite da una società degna di questo nome, sarebbe un’interessante sfida ma non cambierebbe nulla dal punto di vista della qualità. Si tratta di muoversi in un quadro competitivo che è parzialmente cambiato, ma che è anche ricco di prospettive. Se grazie all’arrivo di Etihad Alitalia funzionerà, quest’ultima aumenterà il suo numero di voli da tutti gli aeroporti, Malpensa e Linate inclusi.
Gli affari per Sea dunque miglioreranno?
Il successo dell’operazione Etihad favorirà Sea, purché sia in grado di cogliere le opportunità di business. Non c’è più una garanzia di un certo numero di voli, che per decreto sono spostati a Malpensa o che non possono volare verso certe destinazioni da Linate, ma c’è un sistema di libera concorrenza più accentuata. Se Sea è capace di svolgere il suo lavoro di gestore aeroportuale, le cose funzioneranno.
Quali tempi ci vorranno per chiudere l’affare tra Etihad e Alitalia?
Se sono arrivati a scoprire le carte fino a questo punto, ormai l’accordo dovrebbe essere relativamente vicino. Come è noto il diavolo sta nei dettagli, e quindi ci possono essere dei piccoli intoppi, o delle resistenze quale e là. Ma dopo gli annunci della scorsa settimana, le intenzioni delle due compagnie mi sembrano abbastanza evidenti. Anche l’intervista di Del Torchio indica che ormai l’accordo è in dirittura d’arrivo.
Si riuscirà a trovare una soluzione alla questione dei debiti con le banche?
Due banche italiane (Unicredit e IntesaSanpaolo, ndr) hanno partecipato a un’operazione abbondantemente rischiosa, mettendoci parte del loro capitale e facendo anche dei prestiti. Hanno dunque messo “molte uova nello stesso paniere”, con un comportamento notoriamente rischioso. Nei manuali di risk management questo è quello che non andrebbe mai fatto. Le due più grandi banche italiane hanno deciso di farlo ugualmente e hanno continuato ad allungare linee di credito ad Alitalia durante il periodo che va dal 2008 fino all’anno scorso.
A questo punto che cosa accadrà?
La questione è molto semplice: Etihad entra nel capitale e salva anche la quota di capitale detenuta dalle due banche, solo a condizione che queste siano disposte a convertire i loro crediti in altro capitale. Etihad non è cioè disposta a entrare in una compagnia che ha esposizione verso le banche che sono peraltro azioniste. Ritengo che quella di Etihad sia una richiesta ragionevole, ed era del resto la stessa richiesta di Air France. Unicredit e IntesaSanPaolo devono rinunciare al doppio ruolo di creditori e azionisti, facendo gli azionisti fino in fondo, convertendo i loro crediti in azioni e aumentando la loro quota investita in Alitalia.
(Pietro Vernizzi)