Altro che riforma della Pubblica amministrazione, altro che dare importanza all’efficienza. Ieri il governo Renzi ha fatto una serie di annunci sul disegno di legge delega, ma l’ultima bozza circolata, a meno che non venga smentita, prima della riunione del Consiglio dei ministri, contiene alcune sorprendenti novità (per usare un eufemismo) che praticamente ci rendono quasi tutti “dipendenti” della Pubblica amministrazione. Dice il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze: «Ho letto cose incredibili e inquietanti».



A quale proposito professore?

C’è un’estensione del concetto di pubblica amministrazione che è incredibile. Leggiamo insieme l’articolo 2 che definisce la Pubblica amministrazione. “Al fine dell’individuazione dell’ambito di applicazione delle relative disposizioni normative si intende…”. Qui comincia l’elenco e al punto g) si parla dei “soggetti in controllo pubblico; le amministrazioni di rilievo pubblico, nonché i gestori di servizi pubblici, le società a partecipazione pubblica che operano in regime di concorrenza, con esclusione di quelle quotate in mercati regolamentati, le scuole paritarie, le università non statali, i soggetti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria, i soggetti comunque tenuti al rispetto del procedimento amministrativo”. Dal che si deduce che le università non sono più autonome, che le scuole private cattoliche, quelle paritarie appunto, rientrano nella Pubblica amministrazione.



In questi termini è veramente inquietante.

Ma ce ne è per tutti i gusti con questa cosiddetta riforma della Pubblica amministrazione. Al punto e), si dice che fanno parte della Pubblica amministrazione anche “le amministrazioni nazionali, quelle territoriali e quelle di ricerca, nonché le scuole statali di ogni ordine e grado, le istituzioni educative pubbliche, gli ordini professionali”. Quindi, alla fine, anche voi giornalisti.

Quali obiettivi si pone una simile iniziativa di legge?

Il controllo della società civile. Matteo Renzi ha prima ottenuto il controllo del partito, poi ha vinto le europee e sulla base di questa vittoria ora si pone il problema del controllo dell’economia e della società civile italiana. Usa anche del “buonismo” lapiriano in questa sua manovra. Si possono leggere queste cose sulle misure di part-time e trattamento di quiescenza. Ad esempio, che “nel quinquienno antecedente al collocamento a riposo, la trasformazione del lavoro da tempo pieno a tempo parziale con una prestazione lavorativa al cinquanta per cento è riconosciuta al personale non dirigente delle pubbliche amministrazioni… entro sessanta giorni dalla presentazione della domanda. Nel caso in cui la trasformazione comporti grave pregiudizio alla funzionalità della trasformazione, in considerazione delle mansioni e della posizione organizzativa ricoperta dal dipendente, l’amministrazione può differire con provvedimento motivato, la trasformazione del rapporto per un periodo non superiore ai tre mesi”. Ma è l’articolo successivo che è veramente interessante, per così dire: “All’atto del collocamento a riposo il dipendente ha diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che gli sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio a tempo pieno nell’ultimo quinquiennio”. In pratica lo paghiamo noi!



Poi c’è la questione del telelavoro.

Infatti, c’è anche questo, quindi se uno lavora da casa prende lo stesso stipendio che guadagnerebbe in ufficio. Io mi chiedo che cosa direbbe, che cosa penserebbe un tedesco di fronte a una simile proposta.

 

La sua è una critica radicale, professor Forte, Renzi ha promesso che saranno ridotte tasse per circa due miliardi alle Pmi e altre agevolazioni.

In quanto a promesse non è mai parco. Poi vedremo che cosa accadrà, che cosa succederà in realtà. Io, dal testo che ha letto per almeno sei volte sono rimasto allibito e credo che sia la più grande trasformazione del diritto privato in diritto pubblico.

 

Una svolta autoritaria?

Guardi, in questo modo Renzi può controllare la società civile, può promettere, far favori ad alcuni, stabilire quanto si guadagna. Credo che una manovra simile l’abbia fatta Mussolini con la nazionalizzazione neocorporativa della società italiana.

 

(Gianluigi Da Rold)