Non basta lo scandalo dell’Expo? Beh, allora ci metto pure il Mose! Il malcontento insorge: convocati tutti i giudicanti a giudicare. Toh, ci sono politici che ribadiscono la distanza da certa politica con verdetti inappellabili: ci vuole la ghigliottina, dice il Sen. Gian Russo. Pure quelli sensibili all’etica, che dell’etica vorrebbero far regola, inveiscono. Il Premier dice la sua: il problema non sono le regole, sono i ladri. La banda degli onesti plaude. Il mondo dei buoni si schiera risoluto contro i cattivi.
I cattivi, appunto, il potere e gli arruolati dal potere; quelli che approfittano del ruolo, quelli corruttori di ruolo e corrotti dal ruolo; malfattori di professione, compiacenti del malaffare, carrieristi di carriera e chissà quant’altri ancora. Dei cattivi si è detto e di quelli che superano i limiti di velocità per fare prima? Di quelli che “con le doppie frecce lasci l’auto dovunque”? E quelli che nella Pa battono la fiacca tanto sono inamovibili? E quella massa che tutti insieme fanno 200 miliardi d’evasione l’anno? Con il nuovo Pil, poi, verranno alla luce pure i fumeur di contrabbando, puttanieri e sniffatori d’ogni sorta.
Ci sono pure i Vigili che non vigilano, i ciabattini che mal risuolano le scarpe; chi si finge invalido, chi si assenta dal lavoro e chi millanta credito che non ha e chi, avuto credito, non lo restituisce; chi finge spudoratamente, chi trucca al gioco, gli abusivi che abusano, persino i cybercriminali e i furbetti del quartierino. Uh, quanti e per l’amor di Dio mi fermo qui! Daspo per tutti?
E tu? Sì, dico a te, cosa non ricordi di aver fatto per sottrarti alla responsabilità che pur ti spetta? Ecco, appunto, quanti siamo questi tutti? Tutti no! Molti, moltissimi, sì! Beh, allora se loro, insieme ai quasi tutti noi, siamo in dolo indaffarati: tutti cattivi?
Parbleu! Se tutti cattivi, nessuno può dirsi cattivo! La legge lo ratifica: in nome del popolo persegue il dolo, lo giudica tre volte; per corruzione tiene nelle patrie galere 11 corrotti, 14 peculatori! Non ha fatto meglio l’Etica, che pur giudica senza appello; nemmeno quelli della questione morale che addirittura pregiudicano: nulla cambia. Tutte le categorie del giudizio, insomma si mostrano ineffettuali: la legge non punisce, l’etica non riesce a orientare, la morale a moraleggiare.
Rimettere in forma la giustizia si può, si deve. Il torto e la ragione non possono indefinitamente aspettare. Riscrivere i precetti dell’etica e della morale, individuarne gli ambiti di competenza, pure s’ha da fare. Come si faccia non mi è dato sapere. Servono forse filosofi e, magari, pure qualche antropologo; tutti rigorosamente celibi, per forgiare quel nuovo bene e quel nuovo male che sappiano far distinzione dentro la complessità del vivere tutti insieme, senza danno per alcuno.
Cosa buona e giusta per ridurre pure le gigantesche spese della giustizia. In tempi di spending review, un bel vantaggio. Fate in fretta però!