Il vento del deserto soffia forte sui cieli italiani. Alitalia ha sempre più bisogno del vettore emiratino Etihad, senza il quale difficilmente potrà volare a lungo. La svalutazione per 233 milioni di euro per la compagnia italiana, effettuata pochi giorni fa, è stato l’ultimo avviso ai naviganti e agli azionisti. Il vettore ha bisogno di nuova liquidità dopo la ricapitalizzazione dello scorso anno. Era settembre 2013 e la compagnia rinata dal “Piano Fenice” era così a corto di liquidità che Eni minacciava di chiudere la “pompa”. Ora, il carburante a bordo è ancora poco e le perdite del 2013 potrebbero essere state superiori a mezzo miliardo di euro. Tutta colpa delle svalutazioni? Anche, ma la causa principale è che il vettore ha subito una concorrenza sempre più forte, anche in casa.



L’arrivo delle low cost in forza su Roma Fiumicino è stata una delle cause del peggioramento della situazione economica, ma c’è dell’altro. La perdurante crisi economica dell’Italia non è stata secondaria a quanto sta capitando al vettore italiano, ma al contempo mancano alla compagnia i mezzi per poter ripartire. La creazione e il rafforzamento dell’hub su Fiumicino, compiuto a fine dello scorso anno, va nella giusta direzione, ma è chiaro che manca un “piccolo” particolare. Si tratta degli aerei a lungo raggio che di fatto permettano uno sviluppo del business laddove i margini operativi sono più elevati.



Alitalia ha dunque una liquidità che potrebbe finire in poco più di un mese e la trattativa deve essere chiusa relativamente in fretta. Etihad si è detta pronta a investire circa 600 milioni di euro subito e nel complesso altri 650 milioni di euro nel corso dei prossimi anni. Una cifra non esagerata che lascia intravvedere altri possibili interventi, anche da parte dei soci italiani. Se infatti Etihad con l’investimento da 600 milioni di euro comprerà il 49% della nuova Alitalia, la maggioranza dovrà sempre rimanere in mani europee. La legislazione comunitaria non permette il controllo da parte di un vettore extra-europeo e per questo motivo il Ministro Maurizio Lupi ha dovuto rassicurare la Commissione europea.



Per mantenere il controllo europeo, anche nei prossimi anni, di fatto i soci italiani o europei dovranno investire altrettanti soldi rispetto al vettore emiratino. Quindi i soci italiani dovranno mettere in conto di spendere almeno 650 milioni di euro per rilanciare il vettore, dato che questa cifra è nei piani di Etihad.

Alitalia ha bisogno di rafforzare il proprio hub investendo nel lungo raggio ed Etihad può sicuramente aiutarla in questo. D’altronde anche la perdita enorme del 2013 è dovuta più a un problema di ricavi che di costi. Il vettore italiano non ha costi superiori ad Air France-Klm o Lufthansa: anzi, li ha più ridotti.

Alitalia ha la necessità di puntare sul lungo raggio. Il management lo sa bene, ma senza investimenti miliardari questo non è possibile. È stato l’errore del “Piano Fenice”, quello di non puntare sul lungo raggio, ed è bene che gli sbagli non si ripetano, altrimenti il vento del deserto farà scomparire in una tempesta la compagnia italiana.