«L’accordo raggiunto tra Etihad e Alitalia è una buona notizia soltanto a condizione che la collettività non sia chiamata a pagare a vantaggio di quelle che sono e restano due compagnie private». Lo afferma il professor Marco Ponti, esperto di trasporti del Politecnico di Milano. Una nota congiunta delle due società coinvolte ieri ha reso noto che “Etihad Airways ha confermato che invierà una lettera che preciserà le condizioni e i criteri per il proposto investimento nel capitale da parte della compagnia che, negli ultimi mesi, ha negoziato con Alitalia e i suoi stakeholders”.
Professor Ponti, come valuta l’accordo raggiunto tra Etihad e Alitalia?
Da quanto è emerso, gli slot andranno assegnati in modo più competitivo, sentendo l’autorità di regolazione dei trasporti. Gli esuberi comporteranno inoltre un costo per la collettività sotto forma di cassa integrazione. E lo stesso collegamento dell’alta velocità con Fiumicino può costare molto caro, mentre il controllo della concorrenza con le linee aeree low cost non dovrebbe toccare l’accordo tra Etihad e Alitalia. Sono questioni critiche che si conoscevano già due mesi fa, e finché non si sanno i dettagli siamo al punto di prima.
Non si conoscono i dettagli ma si sa che c’è l’accordo, quindi in un modo o nell’altro i principali nodi sono stati risolti …
Sì, sono risolti, ma potrebbero essere stati risolti a nostre spese. Non tutti gli accordi sono positivi, bisogna vedere chi paga. Se di nuovo dovesse essere chiamata a pagare la collettività o le casse dello Stato, il mio giudizio non sarebbe così positivo.
Cosa faranno le compagnie europee?
Sembra che le compagnie europee siano sul piede di guerra, cioè con gli occhi puntati per vedere che non ci sia alcun intervento pubblico, che in qualche modo possa configurarsi come aiuto di Stato. Anche perché Etihad sarebbe in minoranza solo per modo di dire, perché avrebbe il 49% ma controllerebbe Alitalia, e siccome non è europea ci potrebbe essere del nervosismo da parte delle altre compagnie europee. Dal punto di vista dell’interesse pubblico le carte sono ancora abbastanza coperte, anche se non ho ragioni per dubitare che Etihad e Alitalia siano arrivate a un chiarimento.
Quali altri nodi rimangono aperti?
Una delle ipotesi è che gli esuberi siano tutti a carico di una cassa integrazione specialissima o con un meccanismo di pensionamento, che andrebbe ancora una volta a gravare sui contribuenti. Non tocca inoltre a Etihad e Alitalia il fatto di stabilire se le compagnie low cost siano state troppo favorite dagli aeroporti italiani, cosa di cui dubito. Si tratta di una questione che va vista con grande cura, ma da quanto ne so io è ancora molto vaga.
L’assemblea dei soci di Etihad si è riunita lunedì scorso. Perché tarda così tanto a rivelare che cosa ha deciso?
Da parte loro c’è una logica: tanto Etihad quanto Alitalia sono compagnie che operano sul mercato e quindi non sono così ansiose di rendere pubbliche tutte le loro strategie aziendali. Ciò non è opinabile, il punto critico è sempre l’intervento della mano pubblica, e non il silenzio di Etihad o la riservatezza sui loro accordi industriali che fanno parte della loro logica d’impresa. Il problema è se ci sono di mezzo dei soldi pubblici, e su questo ci vuole piena trasparenza. Lo stesso vale per il contenimento della concorrenza, che è un’altra cosa adombrata nell’accordo.
(Pietro Vernizzi)