Il Corriere della Sera spara un notizia inquietante, per usare un eufemismo. Tra multe, irregolarità e accertamenti il Fisco italiano dovrebbe riscuotere ben 620 miliardi di euro. Una cifra che è qualcosa più di un quarto del Pil italiano. Ci si può quindi immaginare che cosa si riuscirebbe a fare con questa montagna di soldi. Ma la realtà dei crediti del Fisco è veramente questa? E come mai poi il Fisco, attraverso Equitalia, riesce soltanto a raccogliere una piccola, minima parte di questa montagna di quattrini? Secondo l’estensore dell’articolo del Corriere, la “cifra mostruosa va considerata ovviamente al lordo degli errori, accumulatasi a partire dal 2000 a un ritmo di una cinquantina di miliardi l’anno, salita a 75 nella media degli ultimi tre”. Secondo il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze, quella cifra «contiene il massimo che viene contestato ai contribuenti nel momento dell’accertamento. Ma poi esiste il contenzioso, che allunga ovviamente i tempi e alla fine le cifre vengono riviste e spesso si cade anche nella prescrizione. In sostanza l’amministrazione pubblica, il Fisco mette a bilancio quello che è l’accertamento iniziale con criteri massimali, non considera i tempi del contenzioso e poi ha inevitabili difficoltà, se non impossibilità, a incassare».



Ma una situazione come questa sembra paradossale.

In realtà, non c’è trasparenza nei conti della Pubblica amministrazione e gli accertamenti vengono fatti in modo schematico e approssimativo, solo con il computer, tanto per intenderci. Oppure in base a criteri discutibili. Il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi. Un’incapacità di reale accertamento, poi di difficile riscossione, oppure si ricorre a metodi spesso brutali come le “ganasce alle macchine” o il pignoramento dei beni sopra i 20 mila euro.



A suo avviso a quanto si può stimare che ammonti la cifra non riscossa dal Fisco italiano?

Credo che si possa parlare realisticamente di un centinaio di miliardi di euro, che è ovviamente una bella cifra, una cifra importante. Ma con questo sistema di tassazione e di riscossione, che è fallito, che va completamente riformato, sarà difficile recuperare anche questa cifra.

Il problema che si pone, a questo punto, è quello di una grande riforma in campo fiscale.

Questo è inevitabile, sia per come ci si è mossi in questi anni, sia per come vengono fatti gli accertamenti e per come ci si muove nei confronti dei cittadini. È un sistema totalmente sbagliato e inefficiente.



 

È in questo caso che servirebbe un’autentica semplificazione. Ritiene che il 730 precompilato possa essere uno strumento utile?

No, questo tipo di soluzione non serve proprio a nulla.

 

(Gianluigi Da Rold)