Recentemente, e per l’ennesima volta, i titoli di Stato della Germania hanno fatto flop. Non vi sono stati acquirenti per circa 1,2 miliardi di euro sui 5 messi in vendita. E come al solito, in aperta violazione delle regole della Ue, la banca centrale tedesca è intervenuta acquistando i titoli invenduti. E non si tratta di una violazione da poco, di una violazione di principio e basta. Infatti, l’operazione contribuisce a mantenere basso il rendimento dei titoli, cioè gli interessi pagati dallo Stato. In questo modo ovviamente si mantiene artificiosamente alta la differenza tra i titoli di Stato tedeschi e quelli italiani, cioè rimane alto il famigerato spread.



Questa è l’ennesima riprova che non c’è libero mercato (oppure che questo non è ugualmente libero per tutti), che le regole non valgono per tutti (soprattutto non valgono per i più forti e i più potenti) e che il sistema di regole serve solo a imbrigliare i più deboli, mentre i più forti se ne infischiano. E tutto questo getta anche un’ombra sinistra sulle responsabilità oggettive della classe politica, a cominciare da quella italiana, completamente silenziosa rispetto a questi ripetuti abusi da parte tedesca.



E che dire della Deutsche Bank, la principale banca tedesca “too big to fail” (cioè troppo grande per lasciarla fallire)? Secondo un recente comunicato stampa, la banca cercherà di reperire altri 8 miliardi di euro per procedere a un aumento di capitale (avete letto bene, altri 8 miliardi dopo i 2,5 dell’anno scorso, raccolti annunciando che non ne sarebbero serviti altri): segno evidente del continuo deterioramento dei suoi conti, probabilmente colpiti dallo scarso valore di prodotti finanziari di dubbia qualità. E questo nonostante i pesanti aiuti della Bce, che è arrivata a imporre alla Grecia pesanti prestiti solo per ripagare i debiti della Deutsche Bank. Per la cronaca, il 23 maggio l’intervento dell’amministratore delegato della banca è stato interrotto da “cori di disturbatori” durante l’incontro annuale degli azionisti. Ora gli azionisti sono considerati “disturbatori” (avranno chiesto spiegazioni su 1500 miliardi di subprime?).



E che dire della truffa a Banca Carige, per la quale è finito agli arresti domiciliari il vicepresidente dell’Abi (Associazione bancaria italiana)? Dopo la triste vicenda dell’ex presidente Mussari (Mps) il quadro che ne esce non è dei più confortanti. A completare il quadro, la notizia (non nuova, ma esplosa ora) della modifica dei parametri per il calcolo del Pil, che ora comprenderà anche il fatturato della criminalità organizzata, quindi comprenderà la prostituzione, lo spaccio di droga e tutto il resto. Dicono che procederanno con una stima. Ma invece di stimare, non potrebbero chiederlo ai banchieri? Non sto facendo una battuta pesante, dico sul serio.

Questi sono i fatti. A tutti è nota l’inutilità per l’economia reale delle banconote da 500 euro. A pochi è noto il fatto che la Bce ha proceduto a un continuo aumento della quantità di queste banconote in circolazione. Si tratta di aumenti stratosferici, privi di qualsiasi giustificazione: sono passati dai 238 miliardi del 2004 ai 589 miliardi del 2014. E non c’è nulla che giustifichi un simile aumento, se non i traffici illeciti. Infatti, solo queste banconote sono rifiutate dalle banche inglesi ormai da quattro anni, poiché allertate dai loro servizi di sicurezza sul fatto che tale taglio è utilizzato dalla malavita organizzata. E le diverse interrogazioni parlamentari in sede europea hanno tutte ricevuto lo stesso tipo di risposta: non sono affari vostri, se ne occupa la Bce (per bocca del commissario Olli Rehn).

A questo punto vengono pure sostanziosi dubbi sulla sincera volontà della classe politica di combattere la malavita organizzata: infatti, chi dovesse impegnarsi in tale impresa, non solo si guadagnerebbe l’ostilità di gente poco raccomandabile, ma potrebbe contribuire, in caso di successo, al calo del Pil nazionale. Una situazione straordinariamente paradossale.

Ma non c’è da stupirsi. In una situazione ormai impazzita e senza controllo, il lavoro normale diventa un atto di eroismo. E non mancano momenti interessanti. Mi è capitato recentemente di essere invitato come relatore a un convegno di presentazione del mio libro “Eurocidio”. Il convegno si è svolto a Latina presso la locale sede di Casa Pound Italia, organizzato da una persona con una lunga militanza di sinistra. La cordialità di quell’incontro (e della successiva cena) ha mostrato che, quando sono in gioco i valori della civile convivenza, il dialogo, l’incontro e le azioni comuni sono possibili, nonostante qualsiasi lontananza ideologica. C’è da essere ottimisti, nonostante tutto.