“L’Italia ha fatto e continua a fare i compiti a casa. Tra il 2011 e il 2013 le manovre sono ammontate a 67 miliardi, pari a 4,3 punti di Pil”. “Se la crescita nominale fosse più sostenuta la sostenibilità del debito non sarebbe in discussione e non lo è”. Lo ha detto Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, secondo il quale il nostro Paese “è molto vicino alla sostenibilità garantita”. Nel lungo termine “la sostenibilità della finanza pubblica italiana è molto maggiore di altri Paesi”. Nei giorni scorsi era emersa una certa preoccupazione della Commissione Ue per la sostenibilità del bilancio italiano, tanto che si era ipotizzata la necessità di una manovra aggiuntiva da 9-10 miliardi di euro. Il ministro Padoan aveva però risposto che si trattava di una preoccupazione infondata e che non sarebbe stata necessaria alcuna manovra aggiuntiva. Ne abbiamo parlato con Carlo Pelanda, professore di Politica ed economia internazionale all’Università della Georgia.



È vero che, come dice la Commissione Ue, al bilancio dell’Italia mancano 9 miliardi di euro?

Certamente, è molto probabile che i rilievi della Commissione Ue siano veri.

Sarà necessaria una manovra aggiuntiva?

Non credo, e la ragione è politica. Siccome devono cambiare gli organi comunitari, l’Italia darà il suo consenso ai commissari in cambio di un occhio più tranquillo sui suoi conti pubblici almeno per quest’anno.



Il governo Renzi riuscirà a negoziare condizioni più favorevoli?

Sì, e la ragione è semplice. O l’Italia otterrà queste condizioni, oppure non darà il suo voto, anche se non lo esprimerà in termini così brutali bensì secondo modalità diplomatiche. Questo è il motivo per cui il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, è abbastanza tranquillo sul fatto che non ci sarà una manovra aggiuntiva.

Si riuscirà a evitare una manovra anche dovendo ampliare con la prossima legge di stabilità i beneficiari del bonus da 80 euro?

Sì, in quanto l’idea è quella di aumentare le tasse indirette e di fare un po’ di assistenzialismo sotto mentite spoglie. La Germania questa volta non oserà interferire, perché c’è un cambiamento di clima che va nella direzione di togliere all’Unione europea il profilo di affamatore di popoli.



Di che cosa è conseguenza questo cambiamento di clima?

È una conseguenza del fatto che tutti si trovano di fronte alle evidenze di una catastrofe, cioè del fatto di avere ucciso le prospettive economiche di quasi un terzo degli abitanti dell’Eurozona, in nome di un rigore stupido sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista tecnico.

 

Le elezioni europee hanno fatto cambiare idea alla Merkel?

Certamente sì, e soprattutto hanno fatto cambiare idea agli altri leader europei. Non è però solo questione di risultati elettorali, ma soprattutto di dati economici. Presto anche la Germania potrebbe trovarsi ad avere dei seri problemi, e del resto gli stessi socialdemocratici tedeschi spingono per manovre assistenziali. Quindi c’è una tendenza a rinunciare almeno in parte al rigore. Tanto in Germania quanto in Italia continua però un approccio redistributivo, nel senso che per dare dei soldi a qualcuno si alzano le tasse ad altri. L’unica differenza è che questa volta saranno tasse indirette.

 

Padoan ha dichiarato: “L’Italia ha fatto e continua a fare i compiti a casa. Tra il 2011 e il 2013 le manovre sono ammontate a 67 miliardi, pari a 4,3 punti di Pil”. Che cosa ne pensa di questa affermazione?

Detta da un ex comunista come Padoan è una frase che fa un certo effetto, anche se sul piano tecnico si tratta di cifre irrilevanti.

 

In che senso?

Nel senso che quando un ex comunista come Padoan taglia la spesa pubblica la cosa fa notizia, ma per cambiare l’economia italiana ci vorrebbe ben altro. Ciò che occorreva era un taglio della spesa da 120 miliardi in tre anni e una riduzione delle tasse pari a 70 miliardi di euro. Bisogna agire a fondo e nello stesso tempo lasciare un plafond, in modo che il taglio non sia eccessivamente subitaneo e non produca deflazione. Con un’operazione pari rispettivamente a 120 e 70 miliardi di euro si rilancia il Paese, se le cifre sono inferiori invece non cambia nulla.

 

(Pietro Vernizzi)