Mentre l’Unione europea e gli Usa perseguono nell’isteria sanzionatoria della Russia, i singoli paesi europei si attrezzano per creare piattaforme di “clearing e settlement” del renminbi, la moneta internazionale della Cina. L’ultima in ordine di tempo è la Banque de France che ha annunciato due giorni fa la firma del protocollo di accordo con la Banca del Popolo della Cina. La ragione addotta è di voler facilitare gli investimenti diretti cinesi in Francia. Lussemburgo e Germania avevano già raggiunto accordi simili. Il Regno Unito ha invece concluso un accordo offrendo la licenza a operare come banca autorizzata alla China Construction Bank.
Londra si conferma la principale piazza europea per il trading in Renminbi. Nell’ottobre scorso anche la Banca centrale europea (Bce) aveva concluso un accordo con la Banca del Popolo della Cina per creare una piattaforma di “swap” tra euro e renminbi. Si tratta di volumi di scambio modesti, per ora. Tuttavia, i banchieri si augurano che queste transazioni crescano nel tempo.
Da parte sua la Russia ha dato ordine alle sue corporation di iniziare a concludere accordi commerciali in monete diverse dal dollaro o dall’euro. Di fatto suggerendo l’utilizzo del rublo o del renminbi. Il professore Stefan Hedlund, specialista dell’ex Urss all’Università di Uppsala, ha dichiarato che “visti i volumi di compagnie come Rosneft e Gazprom, questo è un chiaro attacco contro il dollaro”. D’altra parte anche l’accordo di Rosneft con la Cina per circa 400 miliardi di dollari sarà probabilmente negoziato tra rublo e renminbi.
Se questa strategia russo-cinese continuerà, sarà il più grande attacco alla dominanza del dollaro americano. Il ruolo di moneta di riserva mondiale del dollaro non sarà in discussione ancora per parecchio tempo. Tuttavia, un tale attacco potrà avere ripercussioni molto sensibili sul valore di cambio dell’euro e del dollaro, provocando anche una drastica correzione dei valori borsistici. Inoltre, se la strategia russo-cinese avrà successo, si può ipotizzare che molte banche centrali inizino a vendere titoli di stato americani, provocando un eccesso di liquidità in dollari che avrà come effetto di far schizzare in alto tassi di interesse e inflazione.
D’altra parte, non molti mesi fa una somma di circa 100 miliardi di dollari in titoli di stato americani fu improvvisamente “parcheggiata” sui conti del Belgio presso il “clearer” Euroclear. Si è appreso dopo un certo tempo che quella somma era corrispondente a depositi russi in titoli americani che fino ad allora erano depositati in Lussemburgo.
Probabilmente siamo solo all’inizio di una ricerca di “de-dollarizzazione” che, se la situazione dovesse precipitare, potrebbe accelerarsi. La “fortuna” del dollaro è l’efficienza del suo mercato e che è di fatto l’unica moneta veramente liquida in grandi quantità sul pianeta.
Tuttavia, questa tendenza incipiente dovrebbe servire da monito ai pianificatori di strategie geopolitiche. La tragedia perpetrata dagli errori strategici occidentali in Ucraina, Libia, Siria e Iraq, aggiunge non poca inquietudine. Il ritorno della Russia in quei territori, unitamente alla presenza della Cina che da anni non li ha mai abbandonati, potrebbe portare a una vera e propria rivoluzione delle quotazioni dell’energia che invece del dollaro americano si farebbero in rubli o renminbi.
D’altra parte, già adesso India e Iran negoziano con Russia e Cina energia e servizi, senza scambi monetari sui circuiti “dollarizzati”. In questo senso, appare proprio come un eccesso di dominio la sanzione di 9 miliardi di dollari inflitta dagli Usa alla banca francese Bnp Paribas per aver contravvenuto alle sanzioni americane contro l’Iran e la Siria.
Se l’Europa non fosse governata da ectoplasmi politici sarebbe davvero il momento di rilanciare l’idea europea, in modo il più possibile indipendente, per mettere l’Europa al centro di una nuova governance mondiale delle valute. Nel prossimo articolo riferiremo delle idee del famoso finanziere (e speculatore) George Soros che incontreremo alla presentazione del suo libro “La tragedia europea. Disintegrazione o rilancio”? Se l’Europa non terrà fede alla sua iniziale vocazione di essere una “società aperta”, scrive Soros, allora è un’idea del passato che non potrà che disintegrarsi.
Per ora, assistiamo attoniti alla nomina di due figure vecchie e affaticate, il tedesco Martin Schulz a presidente del Parlamento europeo e di Jean-Claude Juncker a presidente della Commissione. Una scelta dei 28 governi che è un arrocco, rifiutando di riconoscere la dinamica del mondo contemporaneo. Rischia di essere un errore tanto grave quanto il famoso “non debemus, non possumus, non volumus” di Pio IX contro la creazione del Regno d’Italia.