“Quando si calcola il debito non viene considerata, o meglio viene considerata flessibile, una parte della spesa. Di fatto si allenta il patto di stabilità, e ciò può essere fatto per il cofinanziamento, cioè per i soldi che l’Italia è obbligata a spendere per i fondi europei, come pure per la clausola degli investimenti”. È quanto ha affermato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, a proposito dei risultati che l’Italia avrebbe incassato dal vertice di Bruxelles. Parole subito smentite dal ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, che ha detto: “In Europa non ho sentito questa richiesta, né dal premier italiano né da altri”. Ne abbiamo parlato con Claudio Borghi Aquilini, professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università Cattolica di Milano.
Professore, che cosa ne pensa di quanto dichiarato dal governo italiano sulla flessibilità contrattata in sede europea?
Non si può considerare normale che il presidente del consiglio italiano dica delle palesi falsità e sia smentito dai documenti ufficiali. Il pareggio di bilancio è stato addirittura rafforzato rispetto alle ipotesi precedenti, e non si è raggiunto niente di quanto Renzi aveva promesso che avrebbe ottenuto battendo i pugni sul tavolo. Le conclusioni del Consiglio europeo vanno in direzione contraria rispetto a quanto afferma Renzi, e quindi evidentemente le cose non sono andate nel modo in cui lui ha affermato. Noi dobbiamo porci un grosso problema: abbiamo a capo del governo una persona che mente deliberatamente su questioni di estrema importanza.
Come si spiega questo fatto?
Renzi non pensa minimamente agli interessi dell’Italia, ma si trova a Palazzo Chigi per svolgere il compito che è stato prima di Monti e poi di Letta. Il lavoro di Renzi consiste nel ripulire le ricchezze private degli italiani per pagare i crediti di altri paesi. Lo documentano rendite catastali e tasse su risparmi e patrimoni, mascherate dalla trovata sugli 80 euro. Il premier sta remando contro gli interessi dell’Italia, agendo per conto delle potenze straniere. In altre occasioni e in altri contesti si chiamerebbe tradimento.
A quali potenze straniere si riferisce?
In primo luogo ai paesi creditori, cioè alla Germania e all’Olanda. L’euro ha comportato una divisione nettissima tra paesi creditori e debitori, paesi che esportano e paesi che importano. Ci sono divisioni fortissime all’interno dell’Europa create dallo strumento euro. Nell’Europa non c’è nulla di collaborativo, ma soltanto degli interessi contrapposti in quanto il creditore non ha gli stessi interessi del debitore. Se le banche tedesche sono creditrici nei confronti dei paesi debitori, ciò crea un problema molto grave di differenza di interessi. A un certo punto l’Italia potrebbe avere bisogno di determinate politiche per crescere e migliorare, ma la Germania potrebbe opporsi perché vuole rientrare immediatamente dal suo credito.
Quanto è isolata la posizione dell’Italia in sede Ue?
Questa differenza di interessi all’interno dell’Europa si sta cristallizzando anche nei rapporti tra i paesi in difficoltà. Non dimentichiamoci del fatto che l’Italia è l’unico Paese che pur essendo in crisi paga anche per i debiti degli altri. Gli altri Paesi euro-deboli hanno ricevuto degli aiuti e quindi ormai hanno accettato un sistema secondo modalità piuttosto vigliacche. A questi paesi fa comodo ricevere soldi come trasferimenti da parte degli altri Stati attraverso il Fondo Salva-Stati. Lo documenta il fatto che nella formazione dei gruppi dell’Europarlamento non esiste un deputato di Spagna, Irlanda, Grecia o Portogallo che si sia schierato contro l’euro, perché a loro le cose vanno bene così.
Delrio ha rilanciato l’euro union bond. È una formula che può funzionare?
Ogni forma di eurobond è totalmente inutile ai fini della risoluzione degli attuali problemi. Gli eurobond mi ricordano molti da vicino meccanismi come l’Erf (Fondo europeo di redenzione). La garanzia dell’eurobond da parte dell’Italia sarà effettuata con il pegno di beni reali. Il sistema in base a cui i Paesi che hanno debiti oltre il 60% dovranno versarli in un unico fondo di redenzione, significa che si vorrà sottrarre del debito non sgravando il Paese debitore. In realtà, la titolarità del debito rimane in capo al Paese debitore, che deve fornire delle garanzie reali.
(Pietro Vernizzi)