“La moneta unica funziona in modo tale da provocare squilibri che possono essere corretti solo uccidendo l’economia italiana per fare comodo alla Germania. Quando Renzi dice che l’Italia non sarà mai commissariata si dimentica di questo dato di fatto”. A osservarlo è Luciano Barra Caracciolo, già membro del consiglio di presidenza della giustizia amministrativa e autore del libro “Euro e (o?) democrazia costituzionale. La convivenza impossibile tra Costituzione e trattati europei”. In un’intervista al Corriere della Sera, il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva dichiarato che il nostro Paese non corre il rischio di essere commissariato, aggiungendo che “l’Italia è molto più forte di come si racconta in sede internazionale: ha un alto debito pubblico, è vero. Ma ha ricchezza privata e se rimette finalmente a posto il fisco, la burocrazia e la giustizia ce la può fare. Il problema, però, è che la ripresa europea è fragile”.
Barra Caracciolo, davvero come dice Renzi l’Italia non corre il rischio di essere commissariata?
Per rispondere bisogna andare indietro di qualche mese. Lo scorso aprile Padoan ha scritto una lettera all’Ue e ha corretto il Def, spiegando che anziché dello 0,8% la crescita sarà dello 0,2%, e che arriveremo al pareggio di bilancio nel 2016 anziché nel 2015.
Qual è stata la risposta di Bruxelles?
L’Ue ha lasciato passare le elezioni, e poi ha risposto al governo italiano che non accettava nessun rinvio del pareggio di bilancio, e che andava fatta una manovra pari almeno al 0,6% per rispettare gli obiettivi intermedi di riduzione del deficit. L’Ue ha specificato che ciò andava compiuto incidendo di più sulla tassazione immobiliare.
Cioè con nuove tasse sulla casa?
Si è pensato di anticipare la riforma del catasto, e ci si potrebbe attestare su aumenti che i giornali dicono di essere tra il 60 e il 100% delle rendite catastali attuali. Anche lasciando immutate le varie aliquote delle tasse, si potrebbe arrivare a una base imponibile pressoché raddoppiata. Ciò va compiuto altrimenti l’Europa non accetta la nostra manovra, sulla base di quel potere di cui dispone in attuazione del Two Pack. Del resto già lo scorso autunno la Ue si era pronunciata sulla legge di stabilità del governo Letta. L’Italia è dunque già in questa fase di monitoraggio da parte dell’Ue che lascia al nostro Parlamento un margine di decisione molto limitato sui saldi e sulle misure da adottare. E’ pressoché sicuro che queste misure saranno procicliche, cioè che faranno ripartire la recessione in quanto la crescita è zero se non negativa.
Può spiegare meglio in che senso esiste il rischio di una nuova recessione?
L’Italia non cresce perché nel novembre 2011 ha voluto correggere il deficit delle partite correnti e della bilancia dei pagamenti. Attraverso una forte azione fiscale, Monti ha diminuito i consumi e la domanda interna. La compressione della domanda interna determina una riduzione dell’importazione di beni esteri, in particolare dalla Germania, quelli cioè che avevano provocato gli squilibri commerciali, relativi al debito privato. Il debito pubblico quindi non c’entra nulla, è la moneta unica che funziona in modo tale da provocare squilibri che possono essere corretti solo uccidendo l’economia italiana per fare comodo alla Germania.
Perché dice che il debito pubblico dell’Italia non c’entra nulla?
La domanda è composta da spesa pubblica, investimenti pubblici e privati e consumi. Tutte queste voci negli ultimi anni sono state negative, e qualsiasi politica fiscale che vada in questa direzione non fa altro che far ripartire la recessione, dopo che ultimamente, anche per motivi elettorali, non si era perseguito a tappe forzate il rapido pareggio di bilancio. Il risparmio privato e le partite correnti compongono insieme il deficit pubblico: se quest’ultimo è zero, significa che la somma delle prime due voci è a sua volta pari a zero.
Insomma l’Italia è già commissariata?
Il commissariamento sta nel solo fatto che noi ci siamo sottoposti al Fiscal Compact e che abbiamo accettato il meccanismo dell’Esm (European Stability Mechanism). Quest’ultimo è una formula onerosa per gli Stati e mira a soccorrere la catena dell’insolvenza finanziaria che si verifica nei Paesi più indebitati.
(Pietro Vernizzi)