La visita calcistica del cancelliere tedesco Angela Merkel è servita anche a parlare in russo e in privato con il presidente russo Vladimir Putin che si trovava in Brasile sia perché ospiterà il prossimo mondiale di calcio sia per la riunione dei Brics che ha inizio martedì 15 luglio. La perfetta sfericità del pallone del mondiale ha permesso non solo di unire i tedeschi, ma anche di dividere i latinoamericani e di ribaltare alcune visioni geostrategiche globali. Aspettando di conoscere i risultati del summit dei Brics, al quale parteciperà per la prima volta il neoeletto presidente dell’India, è chiaro già da ora che si parlerà della “ultra-dollarizzazione” del mondo e dei modi di ridurla. Infatti, è già noto che la Cina, già principale azionista della neonata Banca di Sviluppo dei Brics, intende raggiungere un accordo perché nel 2015 almeno il 30% del commercio cinese sia denominato in yuan.



A questo si aggiungono le pressanti richieste perché l’India si aggreghi alla Banca Asiatica delle Infrastrutture, il braccio “armato” dell’espansione cinese già sostenuto dalla Russia. La strategia di mettere a regime le diverse scelte politiche dei Brics, dello Sco e dell’Asean è il modo per relativizzare il dollaro americano, e la sua potenza. Sembra che il presidente russo Putin porterà un nuovo tassello in tal senso: la creazione di un’organizzazione energetica dei Brics. Su quest’ultimo punto certamente Putin ne ha parlato con la Merkel. D’altra parte, la Rada dell’Ucraina ha appena approvato in prima lettura la decisione di mettere sul mercato il 49% dell’autorità nazionale che detiene il controllo sui gasdotti. La Russia è esclusa dalla possibilità di acquisire quote che saranno invece in prevalenza prese da europei e americani. Sicuramente la Germania giocherà un ruolo di primaria importanza, cercando di replicare lo schema logico del North Stream.



La Germania, con il sostegno italiano, è l’unico paese che può dialogare con la Russia per trovare un compromesso accettabile per gli investitori in materia di richieste di risarcimento avanzate dalla russa Gazprom. Questo spiega benissimo perché Polonia e Baltici, su suggerimento Usa, stiano tentando di bloccare la nomina dell’italiana Mogherini al Seae. Restano ancora aperte le questioni “ambientali” che la Ue ha sollevato per la realizzazione del South Stream, consorzio dove l’italiana Eni era al 50%, poi scesa al 15%, e sulle quali la Germania è esposta sempre più direttamente. La Germania è l’unico paese europeo che una coscienza e un’identità che produce una proiezione di visione, ma non è una società caritativa. Quindi, non c’è da aspettarsi favori per l’Italia renziana né sui tracciati dei gasdotti né su altro.



Dopo il Consiglio europeo del 16 luglio capiremo in che termini il compromesso con l’Italia si tradurrà in vantaggi o svantaggi per noi. Si muove anche la Nato che annuncia di voler dichiarare una “guerra cibernetica” alla Russia rea di diffondere notizie false sull’Ucraina. Idee farneticanti frutto di un’ideologia da guerra fredda che ha spinto gli Usa ha proporre agli operatori britannici del Forex, il sistema di scambi valutari, di “spiare” sui loro capi per denunciarli con atti di delazione. Sul fronte delle barbe finte la russa RT ha ripubblicato la notizia della tedesca Bild che almeno altre 12 spie americane siano piazzate nei ministeri tedeschi. In un successivo articolo la RT suggerisce che la Germania stia considerando possibili “alternative” per liberarsi dal giogo americano.

In pratica, come anche Der Spiegel ha suggerito, la Merkel potrebbe decidere di farsi da parte oppure, come sembra più credibile, di far saltare il banco europeo e dirigersi verso alleanze globali con i Brics. Considerato l’atteggiamento farneticante degli americani e della Nato, come dare torto alla Merkel? Non va dimenticato che qualche mese fa il presidente cinese Xi nel corso della sua lunga visita europea aveva offerto all’Ue di “creare una zona di libero scambio Ue-Cina, che sarebbe stata il più grande mercato mondiale”. Più che all’imposto Ttip con gli Usa la Germania è sensibile a questa proposta cinese. E il nostro parolaio fiorentino che fa? Riforme costituzionali (aberranti) che nessuno gli ha chiesto, mentre su quelle strutturali siamo ancora al palo.

Il rischio sempre più reale è di avere qualche posto inutile in Europa, i conti da pagare subito e di perdere l’opportunità di essere l’hub europeo del gas. Una genialata! Poi, come da copione sparirà con tutta la sua corte di adoranti e lacchè. Attorno al pallone mondiale, si è certamente discusso anche di Medio Oriente, in particolare di Iraq, Siria, Iran, Egitto e Israele. Temi caldi e storicamente cari alla Germania come anche a Putin. Mentre gli Usa stanno provando ad elaborare una nuova politica mediorientale pragmatica e volta al contenimento del danno, come ha brillantemente scritto Anthony Cordesman del Csis, che prevede una decade di “scelte le meno cattive”, la Russia e la Cina (ma anche la Germania) guadagnano terreno geopolitico e commerciale. Mentre gli altri si attrezzano, per primo Israele con una nuova tattica di cerchi concentrici che prevede la sterilizzazione dei nemici, cioè da un lato la creazione di aree di instabilità in territorio nemico (Sud Sudan, Kurdistan) e dall’altro l’espulsione dei fastidiosi palestinesi di Gaza che si interpongono sulla via del gas sottomarino, che fa l’Italia? Proclami, e proclami di pace. Aria fritta!

Nemmeno in Libia ha funzionato, dove dopo delle elezioni farlocche adesso si sparano pesantemente a Tripoli, con buona pace delle forniture di energia e della gestione delle migrazioni. Un capolavoro del renzianismo agli esteri che ha portato ancora una volta quel signore pensionato e cacciato per incapacità, Staffan Demistura, a diventare l’inviato dell’Onu in Siria e Iraq. Cose da non credersi se non fossero tristemente vere. Mentre assistiamo allo spezzatino di Finmeccanica e alla riduzione dell’Eni a benzinaio di provincia, e mentre i frigoriferi italiani famosi nel mondo diventano amerikani, e mentre si prepara un’estate di passione con Renzi al lavoro per fare una manovrina di 24 miliardi a Ferragosto, gli italiani se ne fregano e non reagiscono più. Si, il paese è in via di normalizzazione. L’encefalogramma è piatto!