Continua a consumarsi la spaccatura sindacale interna ad Alitalia. La situazione dovrà trovare presto una soluzione, perché Etihad sembra intenzionata a chiudere l’operazione che porterà all’ingresso nella compagnia italiana entro la fine del mese. L’obiettivo è quello di risollevare le sorti di un’azienda che ha chiuso il 2013 con un passivo vicino ai 570 milioni di euro. Nel frattempo Poste Italiane, azienda posseduta al 100% dal ministero dell’Economia e attualmente secondo socio di Alitalia dopo Intesa Sanpaolo, ha posto condizioni giudicate inaccettabili dalle banche azioniste per investire ancora nel vettore tricolore. Abbiamo fatto il punto della situazione con Andrea Giuricin, analista del settore trasporti all’Università Bicocca di Milano e fellow dell’Istituto Bruno Leoni.



La spaccatura sindacale potrà avere ripercussioni sulla trattativa tra Etihad e Alitalia?

Gli arabi vorrebbero certamente entrare in un’azienda “tranquilla”, dove i patti sono già chiari e si è certi che vengano rispettati. I sindacati in parte hanno compreso che l’azienda è arrivata a un bivio per cui rischia seriamente il fallimento, ma non devono tirare troppo la corda. Se in un primo tempo ci saranno dei tagli, è pur vero che l’obiettivo è quello di aumentare i ricavi, con benefici anche per i lavoratori.



Alitalia ha chiuso un 2013 disastroso, con perdite simili a quelle ottenute negli anni di gestione pubblica. L’ingresso di Etihad sarà in grado di invertire la rotta?

Il piano industriale di Etihad, secondo quanto emerso sui media in queste settimane, sembra davvero bilanciato in modo intelligente. Mentre il Piano fenice puntava sul corto-medio raggio, dove la concorrenza era crescente e i margini in diminuzione, con Etihad e gli aeromobili che può portare in dotazione indubbiamente si va nella giusta direzione. Si potrà creare un sistema hub and spoke forte su Fiumicino cercando di potenziare i voli a lungo raggio, tagliando al contempo le rotte che perdono troppo.



In passato il dualismo tra Fiumicino e Malpensa ha rappresentato un problema. Come sarà la “distribuzione” del traffico tra i due scali?

L’idea è che per i voli a lungo raggio verso est si utilizzi l’hub di Abu Dhabi. Verso ovest sicuramente Roma può diventare importante. Su Malpensa Alitalia di fatto è “assente” dal 2008. Con Etihad si potranno sviluppare alcuni voli intercontinentali. Gli emiratini solitamente compiono delle analisi di domanda e yield rotta per rotta, cosa che non era avvenuta con il Piano Fenice. Bisogna però partire cauti e non pensare di fare subito le cose in grande. In generale quello di Etihad è un piano meno ambizioso rispetto al passato, ma se non altro è realistico e credibile.

Quando si potrà raggiungere il pareggio di bilancio?

La stima degli arabi è il 2017. Significa che nei primi anni ci saranno ancora perdite. Il processo di ristrutturazione quindi non durerà poco e le rotte a lungo raggio profittevoli verranno inserite pian piano dopo un’accurata analisi.

 

Le banche, che detengono la maggioranza delle quote di Alitalia, dovranno accettare una riduzione dei loro crediti e la trasformazione di buona parte di essi in azioni della nuova società. Dopo tutto questo saranno disposte a investire ancora?

Il caso Telecom ha segnato una svolta in questo senso. I soci italiani di Telco, tra cui Intesa Sanpaolo, hanno fatto capire che le banche non vogliono più essere “di sistema”. Non credo quindi che possano essere nel lungo periodo partner con voglia di investire. Più che altro sperano che il piano di Etihad non porti a grosse perdite come in passato.

 

Poste Italiane ha dettato precise condizioni per il suo impegno. L’amministratore delegato Francesco Caio vuole però anche studiare sinergie tra le due aziende.

Sinceramente sinergie tra Poste e Alitalia non le ho mai viste. È bene che l’azienda sia privata e sia gestita come tale. L’arrivo di Etihad sta portando un modus operandi nuovo rispetto al passato e spero che i soci siano solo privati e non pubblici.

 

Se Poste e le banche non investiranno chi potrà essere il socio privato, se non italiano quanto meno comunitario vista la normativa europea, in grado di affiancare Etihad?

Non so bene come possa evolvere la situazione, ma credo che Alitalia e Air Berlin (di cui Etihad possiede la maggioranza relativa, ndr) non rimarranno a lungo separate. Non so dire se con uno scambio azionario piuttosto che con altre operazioni, ma l’integrazione tra le due compagnie mi pare logica. E non mi sembra a questo proposito un caso che le proteste più accese in sede europea all’ingresso di Etihad in Alitalia siano arrivate dalla tedesca Lufthansa.

 

Tra i soci di Alitalia c’è ancora Air France. Continuerà a non investire vedendo diluirsi sempre più la sua quota?

Air France ha al momento i suoi problemi finanziari. Se li risolvesse avrebbe sicuramente un ruolo non passivo, perché con Etihad ha un buon rapporto e un’alleanza già in essere, come il code sharing su alcuni voli.

 

Possiamo immaginare allora una sorta di integrazione tra Etihad, Alitalia, Air Berlin e Air France?

Forse siamo al limite della “fanta-aviazione”. Tuttavia, i fatti dicono che le compagnie francese e araba non si “odiano”. Alitalia manterrà comunque la joint venture con Air France e Delta per i voli transatlantici. Al tempo stesso ritengo che Air Berlin e Alitalia siano destinate ad avvicinarsi. Tutto quindi dipenderà dalle scelte dei soci delle compagnie e dalla loro situazione finanziaria, ma un’integrazione a quattro non può essere esclusa, anche se è ancora troppo presto per potersi sbilanciare.

 

(Lorenzo Torrisi)