“Solo un marziano capirebbe le divisioni all’interno dei sindacati”. Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha commentato così il fallimento del referendum sul contratto integrativo di Alitalia che come previsto non ha raggiunto il quorum. Il mancato accordo sul contratto, secondo Alitalia, rischia di far slittare l’intesa con Etihad di cui si parla ormai da mesi. Intanto i soci devono provvedere a un aumento di capitale da 250 milioni di euro e sembra che Poste Italiane possa non parteciparvi. Ne abbiamo parlato con Antonio Divietri, presidente di Avia, Assistenti di volo italiani associati.
Che cosa ne pensa del mancato raggiungimento del quorum al referendum?
È un risultato che avevamo ampiamente previsto, perché c’era troppo tempo per riuscire a votare.
Che cosa succederà ora?
Secondo alcune organizzazioni, in primis la Cgil, non succede nulla. Nonostante sapessero benissimo che il quorum non si poteva raggiungere, queste sigle affermano che sulla base degli accordi interconfederali l’accordo è comunque valido perché il referendum doveva essere di natura abrogativa. Rimane quello che è un grave vulnus per la democrazia, perché non si è permesso alla quasi totalità dei naviganti di esprimere il voto. Sappiamo inoltre bene che l’accordo in sé è sperequato.
In che senso è un accordo sperequato?
Perché ai naviganti sarà tolta la tredicesima. Nell’accordo che è stato fatto i sacrifici sono proporzionalmente quasi uguali per tutti, eppure chi porta la divisa e vola dovrà fare questo sacrificio in più.
Con il mancato quorum l’accordo decade?
Con il mancato quorum l’accordo non ha nessuna forza, perché non può funzionare. Siamo però convinti che l’azienda applicherà ugualmente le trattenute.
Voi vi adopererete per un successivo referendum?
Sicuramente un referendum deve essere fatto e deve riguardare l’accordo complessivo. Quindi non solo sulla parte economica, ma proprio sul fatto che sia corretto o meno che delle specificità debbano essere governate da soggetti che nulla hanno a che vedere con il trasporto aereo. Il vero tema del referendum sarà quindi il contratto nazionale e la sua legittimità.
Che cosa si aspetta da un secondo referendum?
Mi aspetto di vincerlo e che il referendum passi. Il tema nell’immediato è però un altro, e cioè se ci sia ancora una democrazia rappresentativa o no. Ci hanno fatto fare un referendum organizzandolo con grande fretta, per scongiurare un abbandono delle trattative da parte di Etihad, e solo dopo si è scoperto che Etihad non aveva messo nessun ultimatum, e quindi la situazione che si è creata assomiglia al gioco delle tre carte.
È stato però detto che o si firma entro lunedì o salta tutto…
Questi penultimatum sono diventati ridicoli. Come è stato sottolineato dal ministro Lupi e dall’ad Del Torchio, Etihad non ha posto nessun limite temporale se non quello dell’accordo complessivo rispetto alle regole Ue che prevedono un controllo da parte di azionisti europei. Questo accordo sarà chiuso a novembre, e quindi non si capisce che fretta ci sia.
L’ad Del Torchio si è detto ottimista in quanto “presto avremo la pace sociale” in Alitalia. Condivide questa affermazione?
Quella di Del Torchio è una dichiarazione di buon senso, speriamo che seguano anche risultati concreti.
Come vede invece la questione dell’aumento di capitale?
Questo è uno dei temi. La vera questione è dove Poste Italiane metterà i suoi soldi, se nella vecchia Alitalia, nella nuova Alitalia o in un terzo soggetto. Questo non è chiaro, ma è ciò che fa la differenza. Un conto è se Poste Italiane entra in Alitalia in quanto parte di un patto di sindacato del 51%, un altro se lo fa in quanto soggetto terzo che gioca la sua partita da sola. In questo secondo caso Poste renderebbe il sistema squilibrato.
(Pietro Vernizzi)