Ancora non c’è una quadra su Alitalia. Le divisioni tra i sindacati restano e ancora proseguono i colloqui tra i soci di Cai per capire chi parteciperà all’aumento di capitale da 250 milioni di euro deliberato dall’assemblea di venerdì scorso. Poste Italiane vorrebbe iniettare risorse nella società che nascerà a seguito dell’ingresso di Ethiad, tirandosi di fatto fuori da perdite e debiti pregressi. Cosa che non va giù alle banche azioniste, chiamate finora ai maggiori sacrifici. Ma se la società posseduta dal Tesoro non farà la sua parte, chi metterà i soldi al suo posto? Abbiamo fatto il punto della situazione con Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, impegnato in prima linea nella trattativa per unire la compagnia italiana a quella di Abu Dhabi.
Ministro, vista dall’esterno la situazione di Alitalia appare complicata. Ci aiuti a fare un po’ di chiarezza. Cominciamo da ciò che crea divisione tra i sindacati: l’accordo riguardante il contributo straordinario di solidarietà richiesto ai lavoratori è da considerarsi valido?
Sì. È un accordo sottoscritto dalle sigle che rappresentano la maggioranza dei lavoratori. Il referendum tra i dipendenti era abrogativo, e i numeri dicono che non ha abrogato l’accordo.
Alcune sigle sindacali, al di là della validità del referendum tenutosi la scorsa settimana, sostengono che non è vero che l’accordo sul costo del lavoro è essenziale per la chiusura della trattativa con Etihad. Lei che ha seguito e sta seguendo la trattativa cosa può dirci in proposito?
Per un’azienda pronta a investire un miliardo e duecento milioni di euro in una compagnia aerea altrimenti destinata al fallimento è essenziale sapere quale sarà il costo del lavoro. Con le loro precisazioni, con i loro distinguo incomprensibili ai più, alcuni sindacati stanno ballando sul ponte del Titanic senza accorgersi della posta vera che c’è in palio: o l’accordo con Etihad o il baratro, che significa 15.000 persone senza lavoro più la ricaduta del fallimento di Alitalia sull’intero sistema aeroportuale italiano.
Qualche sigla lamenta anche il mancato avvio delle procedure di mobilità e dell’estensione del fondo trasporto aereo, stabiliti nell’accordo riguardante gli esuberi, uno snodo fondamentale della trattativa. È vero?
Ripeto, prima poniamo le condizioni perché questo matrimonio si faccia. Se non c’è più Alitalia che cosa parliamo a fare di rappresentanza, mobilità, esuberi, procedure…
Un’altra situazione poco chiara è quella tra i soci attuali di Alitalia. L’assemblea di venerdì ha deliberato un aumento di capitale da 250 milioni di euro. Poste Italiane parteciperà? Con quale importo?
Poste ha detto e ribadito che intende partecipare all’avventura di Alitalia-Etihad perché vede per sé in questo accordo importanti sinergie industriali. Io mi attesto su questo punto. Il come è questione che i soci privati decidono tra di loro.
Se l’operazione Etihad-Alitalia è tra privati, perché dovrebbe partecipare anche un’azienda pubblica come Poste Italiane?
Perché è un’azienda che sta sul mercato, che fa profitti, e che li investe – i profitti non i risparmi dei libretti degli italiani – e lo fa cercando sinergie utili per il proprio sviluppo.
Qualcuno ricorda che Etihad, per il buon esito della trattativa, ha fatto delle richieste anche al Governo italiano. Si è parlato di interventi su Linate: ci sarà un aumento degli slot o verranno tolte le limitazioni sulle rotte? Si è anche parlato in modo generico di interventi riguardanti le compagnie low cost: di cosa si tratta?
Niente di tutto questo, l’incremento degli slot su Linate è una misura prevista da tempo in vista di Expo 2015, e in ogni caso sarebbe un provvedimento erga omnes, per tutte le compagnie e non per una sola, come è ovvio che sia.
Il ruolo di Malpensa, come lei ha avuto modo di chiarire nelle scorse settimane, non è in discussione. Il Governo si impegnerà per la liberalizzazione accordi bilaterali, che sembra una strada importante per contribuire allo sviluppo dello scalo lombardo?
Malpensa passerebbe da 11 a 25 voli intercontinentali alla settimana. Fiumicino da 85 a 115. Malpensa diventerebbe l’hub europeo cargo della nuova compagnia. A Malpensa – come a Fiumicino e a Venezia – arriverà l’alta velocità. A Malpensa partiranno presto i lavori per il collegamento ferroviario tra i due terminal. Mi sembra che il Governo ci stia investendo abbastanza. Quanto agli accordi bilaterali, da sempre siamo per assicurare la concorrenza sul mercato aereo, aggiungo che su questo ci aspettiamo reciprocità anche dagli altri paesi.
Nelle scorse settimane si è parlato diverse volte di “ultimatum” o di “termine ultimo” per la conclusione della trattativa tra Etihad e Alitalia. Sarà davvero questa la settimana “decisiva”?
Nessuno ha mai posto ultimatum, ma non si può certo andare avanti all’infinito. Se si conviene che una partita finisce al novantesimo nessuno si sogna di dire che quando il quarto uomo alza il cartello dei minuti di recupero sta ponendo un ultimatum. È sette mesi che ci lavoriamo, io mi auguro che questa sia la settimana decisiva.
(Lorenzo Torrisi)