“I numeri sugli esuberi sono molto chiari, sono 2251”. “Bisogna verificare se all’interno del perimetro e della filiera industriale, prima della mobilità, si può trovare una collocazione”. È quanto sottolineato da Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti, a proposito della trattativa aperta tra Alitalia e i sindacati sui lavoratori considerati in eccesso da Etihad. “Per noi il confronto ha la finalità di non determinare eccedenze di personale”, è stata la risposta del segretario della Cgil, Susanna Camusso. Mentre per Gian Maria Gros-Pietro, presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, “senza la piena adesione del sindacato al piano industriale non siamo disposti a partecipare al finanziamento”. Ne abbiamo parlato con Lanfranco Senn, professore di Economia regionale all’Università Bocconi di Milano.
Come valuta la conclusione cui sembra essere approdata la trattativa sugli esuberi?
Senza conoscere l’analisi esatta che è stata fatta per arrivare a questo calcolo, bisogna sempre essere molto cauti nel dare una valutazione. Se andiamo in una direzione analoga a quella della spending review, per cui gli esuberi sono considerati come un costo necessario da tagliare, senza un’analisi precisa di che cosa fanno le persone che sono tagliate, si rischia di essere molto ideologici e di prendere posizioni a priori, a favore o contro.
Quindi?
Il vero punto per poter giudicare è un’informazione più precisa e articolata su chi siano le persone a finire in esubero. La spending review non dovrebbe essere solo un taglio per ridurre i costi, ma una riorganizzazione delle attività economiche per decidere chi licenziare. Da questo punto di vista i meccanismi organizzativi dell’azienda sono tanto importanti quanto il capire le funzioni svolte dalle persone.
Su quali meccanismi organizzativi occorre intervenire?
Negli anni passati sono state fatte valere regole a dir poco controverse. Se il contratto di volo del personale viaggiante di Alitalia partiva da Roma, quando uno steward o un pilota era residente a Milano la trasferta da Roma a Milano era considerata un pezzo del proprio viaggio. In questo modo il tempo del contratto di viaggio è gravato da una non attività come quella del semplice trasferimento da Roma a Milano. Ciò comportava l’aumento dell’organico per ogni volo di tipo transcontinentale. È un esempio in cui si potrebbe migliorare la situazione dei conti senza tagliare neanche una persona, e quindi non considerare neanche un esubero.
In che modo?
Facendo sì che tutti rinuncino ad accordi sindacali assurdi che non fanno che aumentare i costi e appesantire la finanza dell’azienda. Oggi allora occorre capire se gli esuberi siano commisurati a qualunque tipo di funzione pur di ridurre i costi. Va inoltre compreso se gli esuberi siano possibili e opportuni in funzione di una riorganizzazione dei processi produttivi.
Quindi la Camusso ha ragione o torto?
Se la Camusso si limita a difendere i 2.200 posti di lavoro senza toccare alcun privilegio ha chiaramente sbagliato. Se invece, pur di scongiurare i tagli, la Cgil è disposta a mettere in discussione l’intero processo organizzativo di Alitalia, comprese alcune funzioni assurde dei lavoratori, allora ha ragione. Altrimenti non si va mai all’origine della questione, si prende soltanto una posizione a priori prescindendo da qualsiasi criterio.
Cosa pensa invece delle parole di Gros-Pietro?
Da un punto di vista negoziale ha ragione: senza un accordo preventivo del sindacato che si impegni a evitare scioperi e blocchi non si va da nessuna parte.
(Pietro Vernizzi)